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paolo

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  1. paolo

    stefania73

    Benvenuta Stefania e benvenuto Kledy, caviotto mangione (non abbiamo mai visto caviotti golosi, vero?) Io sono il pap? di Nerone, che ha poco pi? di un anno, e Tiberio, caviottino adottato di circa tre mesi.
  2. Rientro ora in Forum e cosa trovo? Nientemeno che... il brutto Caviottolo! Complimenti Valentina, bellissima novella. Alla prossima.
  3. Benvenuto al piccolo Brikky anche in Forum! E' bellissimo. Facci sapere come si comporta, cos? ci togliamo un po' di timori ancestrali e contribuiamo a toglierli agli altri.
  4. paolo

    A-B-C

    Ok. Alla prossima allora!
  5. RODITORI, DINOSAURI E DINTORNI. I Roditori sono il più grande ordine della classe dei Mammiferi, con oltre 2000 specie, cioè circa il 40% di tutte le specie di Mammiferi. L'ordine dei Roditori comprende animali con caratteristiche notevolmente differenti e presenti in tutti i continenti, con l'eccezione dell'Antartide. Ci sono specie che vivono sul terreno e altre scavatrici-sotterranee, simili alle talpe; specie arboricole e persino plananti; specie a vita anfibia, come i castori; specie a pelliccia morbida (il cincillà) o irta di aculei (l'istrice). I Roditori sono uno dei primi ordini di Mammiferi moderni ad essersi diversificato. I primi Mammiferi erano animali di piccole dimensioni, grosso modo come un topo, con abitudini notturne per sfuggire alle attenzioni dei grandi Rettili predatori. Secondo la teoria classica, che si ritrova nei testi di zoologia e anatomia comparata, solo dopo l'estinzione dei Dinosauri, avvenuta alla fine del Cretaceo, essi hanno potuto sfruttare con successo tutte le nicchie ecologiche lasciate vacanti. Le nostre conoscenze sull'evoluzione sono tradizionalmente basate sullo studio dei fossili. Più recentemente è diventata disponibile l'analisi molecolare, mediante lo studio di marcatori e sequenze geniche, che ben si presta a ricostruire la filogenesi. Anzi, la sistematica molecolare ha addirittura rivoluzionato le nostre conoscenze sulla filogenesi dei Mammiferi, e ha consentito di stabilire nuove relazioni tra specie, alcune apparentemente sorprendenti, così come la parentela tra balena e ippopotamo. Sappiamo che circa 180 milioni di anni fa l'evoluzione dei progenitori degli attuali Mammiferi ha imboccato due strade diverse: una ha dato origine ai quelli che sono i più primitivi Mammiferi oggi esistenti, ovvero Monotremi (come l'ornitorinco) e Marsupiali (il canguro); l'altra ha portato a tutti gli altri ordini di moderni Mammiferi. Questa seconda strada si è nuovamente biforcata circa 120 milioni di anni fa. Da un ramo si sono evoluti i Roditori propriamente detti (criceti da una parte, e topi e ratti dall'altra); mentre dall'altro, verso i 100 milioni di anni fa, una linea diverge verso le cavie e una verso tutti gli altri Mammiferi, compresi i Primati e l'Uomo (apparso "solo" 20 milioni di anni fa). I fossili suggeriscono un'ampia diffusione (radiazione) dei Roditori 65-55 milioni di anni fa, cioè all'inizio del Terziario, nel periodo detto Paleocene, in concomitanza con l'improvvisa scomparsa dei fossili di Dinosauro. Per contro, i dati molecolari indicano una datazione compresa tra 125 e 100 milioni di anni fa, spostando quindi sensibilmente all'indietro la loro radiazione. I Caviomorfi viventi sono ristretti al Sud America, dove essi appaiono improvvisamente in fossili di 38-32 milioni di anni fa, ma ci sono evidenze paleontologiche di un'origine africana delle cavie prima dell'intervallo di tempo considerato. Che cosa ci insegnano questi dati, riguardo la Cavia e i Roditori in generale? Direi molte cose. 1. La cavia è molto più vicina all'uomo di quanto non lo siano le altre specie di Roditori. 2. Le cavie, così come noi le conosciamo, vivono nell'America meridionale, ma sono originarie del continente africano. La cosa non deve stupire se pensiamo che l'aspetto della Terra era un tempo ben diverso da quello attuale. Durante il Cretaceo esistevano due grandi continenti: quello meridionale (Gondwana) e quello settentrionale (Laurasia), separati da un mare, la Tetide. Più tardi, sempre nel Cretaceo, ma circa 100 milioni di anni fa, si verificò la separazione delle masse terrestri di Africa e Sud America. Evidentemente le cavie si sono trovate bene nel continente americano! 3. Lo studio molecolare fornisce continuamente nuove informazioni, che vanno ad integrare e talvolta a correggere quelle già in nostro possesso. Sebbene i Cavidi si siano differenziati precocemente dagli altri Roditori, le più recenti evidenze molecolari ne confermano l'appartenenza all'ordine dei Roditori e non ad un ordine apparentato degli Istricomorfi, come ipotizzato solo pochi anni fa in base all'analisi del genoma mitocondriale. 4. I dati molecolari hanno datato l'inizio della radiazione dei Mammiferi ben prima dell'estinzione dei Dinosauri. I Roditori e i loro antenati sarebbero quindi sorprendentemente antichi e sarebbero inizialmente vissuti fianco a fianco con i Dinosauri stessi. Ovviamente la contemporanea ingombrante presenza dei Dinosauri avrà limitato l'evoluzione dei Mammiferi di maggiori dimensioni e l'utilizzo di un maggior numero di nicchie ecologiche. A questo proposito è interessante notare che l'espansione dei moderni Mammiferi ha coinciso proprio con la scomparsa dei Dinosauri più piccoli, quelli che molto probabilmente erano in diretta competizione con i nuovi arrivati. Comunque, molto prima dell'estinzione dei grandi Rettili, nei Mammiferi hanno avuto luogo molte innovazioni a livello della funzione cerebrale, riproduttiva e del metabolismo, che dovevano in seguito rivelarsi vincenti. Dopo l'estinzione di massa dei Dinosauri, avvenuta 65 milioni di anni fa, i Mammiferi diedero luogo ad una rapida diversificazione di forme e dimensioni, anche se per tutto il Paleocene furono i più piccoli tra loro a continuare a dominare la scena. 5. Uno dei marcatori più utilizzati nello studio della filogenesi dei Vertebrati è il gene che codifica il Fattore von Willebrand, una proteina che gioca un ruolo fondamentale nell'emostasi, quel processo che consente di arrestare le emorragie per arrivare poi alla riparazione delle ferite. In presenza di una lesione vasale il Fattore von Willebrand consente alle piastrine del sangue di aggregare tra loro e di aderire alla parete del vaso danneggiato, formando il cosiddetto tappo piastrinico, che sarà poi consolidato da altri fattori della coagulazione del sangue. Si tratta quindi di una risposta funzionale molto sofisticata, presente nei Vertebrati da 450 milioni di anni. La presenza del gene per il Fattore nei Roditori (e nei Mammiferi in generale), con regioni funzionali altamente conservate, testimonia l'alto livello evolutivo dell'ordine. Una molecola contenente parte della struttura del Fattore von Willebrand è presente già nella Drosophila, il comune moscerino della frutta, dove però, mancando le piastrine nell'emolinfa, il meccanismo dell'emostasi deve essere notevolmente differente da quello noto nei Mammiferi. Riferimenti bibliografici. - Asher RJ. A web-database of mammalian morphology and reanalysis of placental phylogeny. BMC Evol Biol 2007; 7: 108-117. - Bromham L, Phillips MJ, Penny D. Growing up with dinosaurs: molecular dates and the mammalian radiation. TREE 1999; 14: 113-118. - Davidson CJ, Tuddenham EG, McVey JH. 450 million years of hemostasis. J Thromb Haemost 2003; 1: 1487-1494. - Goto A, Kumagai T, Kumagai C, Hirose J, Narita H, Mori H, Kadowaki T, Beck K, Kitagawa Y. A Drosophila haemocyte-specific protein, hemolectin, similar to human von Willebrand factor. Biochem J 2001; 359: 99-108. - Huchon D, Catzeflis FM, Douzery EJP. Molecular evolution of the nuclear von Willebrand factor gene in mammals and the phylogeny of rodents. Mol Biol Evol 1999; 16: 577-589. - Huchon D, Madsen O, Sibbald MJJB, Ament K, Stanhope MJ, Catzeflis F, de Jong WW, Douzery EJP. Rodent phylogeny and a timescale for the evolution of glires: evidence from an extensive taxon sampling using three nuclear genes. Mol Biol Evol 2002; 19: 1053-1065. - Murphy WJ, Eizirik E, Johnson WE, Zhang YP, Ryder OA, O'Brien SJ. Molecular phylogenetics and the origins of placental mammals. Nature 2001; 409: 614-618. - Perutelli P, Biglino P, Mori PG. von Willebrand factor: biological function and molecular defects. Pediatr Hematol Oncol 1997; 14: 499-512. - Porter CA, Goodman M, Stanhope MJ. Evidence on mammalian phylogeny from sequences of exon 28 of the von Willebrand factor gene. Mol Phylogenet Evol 1996; 5: 89-101. - Wildman DE, Uddin M, Opazo JC, Liu G, Lefort V, Guindon S, Gascuel O, Grossman LI, Romero R, Goodman M. Genomics, biogeography, and the diversification of placental mammals. Proc Natl Acad Sci USA 2007; 104: 14395-14400.
  6. Ehi, grazie a tutti per la partecipazione ed i suggerimenti, che provveder? ad integrare nelle schede segnalando i rispettivi crediti. Propongo anche a chi avesse suggerimenti sui contributi nei vari topic di aprire delle aree specifiche di commento. Grazie ancora!
  7. paolo

    A-B-C

    Ahahahah!!! Spassosa la novella di Fatamorgana! Effettivamente il dubbio su cosa ti sia fumata ? lecito! Penserei ad un fieno al peperoncino.
  8. Ringrazio Laura per aver voluto condividere con noi queste informazioni. Nel caso dei nuovi inserimenti assistiamo spesso a tentativi di monta tra cavie dello stesso sesso. Si devono quindi fare risalire alla necessità di stabilire una gerarchia all'interno del gruppo, mentre certi comportamenti "deviati" sono indotti da particolari situazioni ambientali. Grazie ancora!
  9. Benvenuto piccolo Brikky! Facci sapere tutto su di lui.
  10. paolo

    cavoletto

    Benvenuta anche in Forum Serena! Un caro saluto.
  11. Ciao a tutti. Ho trovato solo ora questo topic, che mi ha interessato perchè proprio in questi giorni nella mailing list stiamo raccogliendo esperienze sul come contenere un po' le spese per questi pelosi ingordi e porcelloni. Pur non avendo fatto un mio calcolo preciso in moneta sono veramente meravigliato da certi post e mi sento molto vicino a Luca! :'( E' pur vero che io ho anche l'ariete nana, ovvero la società "Trangugia & DiVora"... Vabbè, vado a munirmi di carta e penna e... non sarò breve!
  12. Come sai gli insetti, in particolare quelli ematofagi, possono essere vettori di diversi agenti patogeni, anche per i porcelli. E' quindi opportuno prevenire le occasioni di contatto.
  13. Cenni di ematologia dei Roditori. I globuli rossi. L'ossigeno è indispensabile per i processi metabolici degli esseri viventi (con alcune eccezioni fra i batteri), e deve essere trasportato dall'apparato respiratorio ai tessuti. Nella maggior parte degli Invertebrati l'ossigeno è veicolato da un pigmento vettore direttamente nel fluido ematico. Questo sistema, anche se funzionale, ha una limitata efficienza, perché la molecola libera nel plasma ha un'emivita di soli 100 minuti, assolutamente insufficiente per le necessità di un organismo superiore. Nei Vertebrati il pigmento che veicola l'ossigeno è l'emoglobina, ma la vera novità è che questa molecola è contenuta all'interno di apposite cellule, alle quali l'emoglobina stessa conferisce un tipico colore rosso, che sono appunto chiamate globuli rossi, o eritrociti. Ora l'emoglobina può sopravvivere per l'intera durata della vita della cellula, nell'uomo 100-120 giorni: un bel balzo in avanti, vero? Il compito dei globuli rossi è essenziale ed insostituibile: trasportare l'ossigeno dagli alveoli polmonari ai tessuti, dove l'ossigeno viene ceduto e scambiato con l'anidride carbonica, prodotta dal metabolismo aerobico, che viaggia in senso inverso. Ma il trasporto può essere ancora migliorato. Le cellule infatti possiedono un nucleo, che occupa spazio e consuma energia, e quindi ossigeno. Ed ecco quindi che nei Mammiferi i globuli rossi maturi sono privi di nucleo, cosa che riduce drasticamente il consumo di ossigeno della cellula allo 0,5% di quello dei globuli rossi degli altri Vertebrati! Nella filogenesi dei Vertebrati l'evoluzione si è ingegnata a migliorare l'efficienza dello scambio dei gas respiratori. Questo era possibile in due diversi modi: mediante la formazione di poche, ma gigantesche cellule contenenti grandi quantità di emoglobina, oppure producendo un gran numero di cellule piccolissime. Così, in alcune salamandre possiamo contare 21.000 globuli rossi per millimetro cubo, aventi ognuno l'enorme (tutto è relativo!) volume di 15.000 femtolitri (un femtolitro, fL, è un milionesimo di miliardesimo di litro), faticosamente trasportati nel torrente circolatorio; nella capra, invece, contiamo 17 milioni di globuli rossi per millimetro cubo aventi un volume di soli 19 fL che, oltre a circolare più agevolmente, forniscono una notevolissima superficie di scambio. Per confronto, l'uomo adulto ha circa 5 milioni di globuli rossi con un volume di 90 fL, che sviluppano una superficie complessiva sbalorditiva: da 3800 a 4000 metri quadrati. Sempre alla ricerca di una migliore funzione, nel corso dell'evoluzione sono state saggiate le più diverse morfologie dei globuli rossi: dalla forma ovoidale degli eritrociti nucleati di Anfibi, Pesci e Rettili, alle cellule ellittiche del cammello, fino alle cellule a falce (drepanociti) del cervo. Nei Roditori invece, si è privilegiata la soluzione di piccole sfere. Ritengo che i numerosi microsferociti dei Roditori siano una efficiente soluzione per il trasporto gassoso in animali che "bruciano" molta energia in un lasso di tempo relativamente breve. L'elevato numero di globuli rossi consentirebbe di trasportare grandi quantità di ossigeno e di avere molta superficie di scambio a disposizione. Inoltre, le piccole dimensioni cellulari facilitano il trasporto anche nei vasi più sottili, in modo da ossigenare efficientemente anche la "periferia". A supporto della mia teoria, come potrete vedere più avanti, i Roditori più "cinetici", come topo e criceto, hanno un maggior numero di globuli rossi rispetto a cavie e conigli, animali relativamente più tranquilli. Naturalmente l'evoluzione ha continuato nel suo tentativo di ottenere una morfologia eritrocitaria sempre più ottimale, arrivando infine alla mirabile soluzione della forma a disco biconcavo nell'Uomo. Tale forma rende la cellula molto più elastica e adatta a rotolare nel torrente circolatorio penetrando anche nei capillari più fini, quelli con diametro di 3 micron. Ma questa è un'altra storia. E per terminare, alcuni numeri: UOMO: globuli rossi 5.000.000/millimetro cubo (mmc), emoglobina 15,0 g/L, volume dei globuli rossi 90 fL; CAVIA: globuli rossi 6.000.000/mmc, emoglobina 14,2 g/L, volume 71 fL; CONIGLIO: globuli rossi 6.000.000/mmc, emoglobina 13,0 g/L, volume 64 fL; CRICETO: globuli rossi 7.500.000/mmc, emoglobina 17,6 g/L, volume 63 fL; TOPO: globuli rossi 9.500.000/mmc, emoglobina 15,0 g/L, volume 50 fL. Per chi volesse saperne di più consiglio un testo nel quale troverete anche un'appendice con tabelle di ematologia comparata relative a diverse specie di Mammiferi e altri Vertebrati: Wintrobe MM, Greer JP. Wintrobe's clinical hematology. LWW eds, 2004. A mia conoscenza l'ultima edizione italiana è: Wintrobe M.M. Ematologia clinica. 4a ed. italiana, Piccin, Padova, 1990.
  14. Ciao Lisa Ho fatto una breve ricerca su internet. Apparentemente il piretro ha buona efficacia contro le zanzare e non sarebbe nocivo per l'uomo e gli animali. Un prodotto che potrebbe fare al caso tuo � uno spray della Vape: Vape herbal spray, appunto a base di piretro e dichiarato dalla ditta stessa non nocivo.
  15. UN PO' DI ETIMOLOGIA, OVVERO: LA CAVIA NEL MONDO. Si pensa che il termine "cavia" provenga dal nome "quwi", che nella lingua precolombiana quechua significherebbe topo, semplificato in "cuy" (plurale cuyes) dagli spagnoli. Il nome "porcellino d'India" è indissolubilmente legato a Cristoforo Colombo, convinto che le nuove terre raggiunte fossero le famose Indie. Così la simpatica cavia, simile per certi versi ad un maialino in miniatura, mantenne per sempre questo appellativo, che si ritrova nei termini comunemente usati in numerose lingue europee. Anche la nomenclatura scientifica "Cavia porcellus" ha conservato il concetto di piccolo maiale. L'inglese "Guinea pig" farebbe riferimento allo scalo nell'africana Guinea delle navi che tornavano in Europa dalle Americhe, o al fatto che i porcellini erano venduti per una moneta d'oro, la ghinea appunto (ma messa in circolo quasi un secolo dopo la prima descrizione di Konrad Gesner nel 1554). Più probabile che si tratti di una storpiatura di Guyana, colonia olandese nel Sud America del XVI secolo, e sarebbe allora ripreso dall'equivalente olandese "Guineese biggetje". Dell'italiano porcellino d'india esistono i corrispettivi in francese, "cochon d'Inde"; portoghese, "porquinho da India"; greco, "indika xoridia". In cinese porcellino d'India si traduce "tun shu", mentre in giapponese è "morumotto" (che peraltro significa anche "marmotta") e "tenjikunezumi". In lingua tedesca troviamo "Meerschweinchen" (maialino di mare), forse legato anche all'utilizzo dei marinai come scorta di carne fresca durante i viaggi di ritorno dal Nuovo Mondo. Identico significato anche in russo, "morskaya svinka", e polacco, "swinka morska". Nei paesi scandinavi, combinando il latino "mare" e il germanico "svin" (maiale) otteniamo "marsvin". In lituano abbiamo "jurascucinas", in ungherese "tengerimalac" e in croato "zamorac". Gli spagnoli hanno forse un po' più di fantasia, e la cavia diventa "conejillo de Indias", cioè coniglietto d'India. Ricordiamo in proposito che la summenzionata trattazione del 1554 di Gesner si intitolava: "Sul coniglio indiano o porcellino". E ritornando alla terra d'origine della cavia, nella regione andina viene diversamente indicata in diversi luoghi, e oltre a "cuy" troviamo: "jaca", wanku", "conejo peruano", "curi", "acurito", eccetera. Infine, in esperanto la cavia diventa "kavio".
  16. Grazie Ilaria Il tuo suggerimento ? stato inserito nella scheda ed ? stato segnalato il credito in fondo alla stessa. Con l'occasione ribadisco l'invito a tutti a proporre contributi per questa sezione del Forum, e a voler condividere le osservazioni personali.
  17. paolo

    Lisa

    Buongiorno Elisabetta, benvenuta! E che carino che ? Pepotto, troppo simpatico!!! Ed ? bello sapere che qualcuno ha iniziato la sua avventura nel mondo delle cavie proprio con un'adozione!
  18. Per quel che ne so, la colorazione pi� o meno rossastra delle urine non deve spaventare perch� � data da composti con una struttura chimica simile a quella dell'emoglobina, che appunto impartisce la colorazione al sangue, presenti in certi tipi di erba e verdure (anche se erbe e verdure non sono rosse). La presenza degli atomi di ferro in tali molecole, nell'ambiente basico delle vie renali, � responsabile della colorazione rossastra.
  19. DIZIONARIO CAVIESCO-ITALIANO. Premessa e istruzioni per l'uso. Questa modesta fatica nasce dall'esperienza degli iscritti alla Mailing List del sito, nel tentativo di pervenire alla corretta interpretazione dei suoni emessi dalla cavia e di alcuni suoi atteggiamenti, proponendosi come strumento utile a monitorare il benessere delle nostre cavie. Classificare i suoni emessi dalla cavia non è semplice, perché lo stesso suono può avere significati differenti in differenti contesti. Inoltre, la percezione dei fonemi cavieschi è qualcosa di squisitamente personale. Questo dizionario vuole inoltre essere uno strumento dinamico, da aggiornare ed integrare con ulteriori osservazioni. E comunque nessun dizionario potrà sostituire quel fondamentale strumento di comprensione che è il rapporto d'amore che si instaura tra noi e le nostre cavie! Il dizionario dei suoni. 1. Il classico PUII PUII PUII PUII !!! col quale la cavia chiede attenzione, tipicamente una richiesta di cibo, emesso quasi in automatico all'apertura del frigo o al rumore dei sacchetti della spesa. Si inizia con volume normale, per giungere a livelli decisamente alti se la richiesta non viene soddisfatta nei tempi che la cavia ritiene ragionevoli. 2. Lo stesso PUII PUII PUII PUII !!!, ma molto più e acuto, emesso dalla cavia spaventata. 3. Un brontolio tipo PO PO PO PO, o addirittura un pigolare o chiocciare, che la cavia emette mentre gironzola, l'equivalente del nostro passeggiare canticchiando o fischiettando. Da interpretare come manifestazione di interesse, per esempio quando esaminano qualcosa di nuovo. 4. Il TRRR TRRR TRRR simile alle fusa del gatto, tipico della cavia che, accarezzata a lungo e delicatamente, apprezza le nostre attenzioni. Il verso cresce di intensità quando dalla testolina si passa alla parte posteriore, per raggiungere l'apice nel contropelo e in poco gradite palpatine del pancino e delle zampette, sino a sfociare eventualmente in un PO PO PO PO !!! dal ritmo incalzante, con scrollata del corpo, a testimoniare il fastidio. In taluni casi ci può scappare anche un morsetto. 5. Un suono acuto, ma leggero, quasi un cigolio, con cui la cavia ci avverte che deve ritornare nella sua casetta, dopo una sessione di coccole, per fare i bisognini. "E se non hai capito te la sei cercata!" 6. Un TRRRRRRRR vibrato, che si può sentire in differenti situazioni: - caldo e suadente, quando il maschio approccia una bella caviotta; - quasi un ringhio, tra due cavie che si incontrano per la prima volta o che si sfidano (la cavia che subisce a sua volta può emettere una specie di piagnucolio); - breve e secco, quando una cavia è infastidita o spaventata da un rumore insolito o forte. La cavia resta poi immobile e attenta, come congelata, in attesa di altri segnali di pericolo, pronta alla fuga. 7. La cavia infastidita può anche battere i dentini, tipo serpente a sonagli, e a questo suono può seguire un attacco fisico nei confronti dell'altra cavia! La cavia però può battere i denti anche in condizioni di apparente tranquillità, anche mentre viene accarezzata; se il suono è ben percepibile e la cavia solleva il musetto verso di voi dovrebbe significare che desidera poter ritornare alla sua privacy; se il battito è appena intuito dai movimenti della boccuccia dovrebbe indicare che apprezza, o tollera, le vostre effusioni. Il battito dei dentini può anche rappresentare una condizione di aspettativa e impazienza, come quando stanno per arrivare fieno e verdure e ad esso può fare seguito il mordere le sbarre della gabbia. 8. Solo a pochi fortunati è stato possibile udire una specie di cinguettio (chirping), a volte sommesso, a volte fortissimo, che alcune cavie emettono di notte, dal significato ignoto. Inoltre: gorgoglii, borbottii e pigolii vari emessi dalle cavie quando mangiano, oziano o chiaccherano tra loro! E' anche importante riconoscere il movimento della testa verso l'alto della cavia accarezzata. Anche in questo caso i significati sono due: si può trattare di una richiesta di attenzione ("Ehi, potrei avere ancora un po' di quella cosa buonissima?") oppure di un moto di fastidio; in questo secondo caso il movimento è più violento e trasmette chiaramente il concetto: "Non mi scocciare!". ultimo aggiornamento: settembre 2010.
  20. paolo

    Roditori, suoni e ultrasuoni

    RODITORI, SUONI E ULTRASUONI. L'orecchio umano percepisce le frequenze comprese tra 20 e 20.000 hertz (Hz), con la massima sensibilità nell'intervallo 1.000-2.000 Hz. Frequenze inferiori a quelle percepite dall'orecchio umano (<20 Hz) sono dette infrasuoni; frequenze superiori (>20.000 Hz) sono dette ultrasuoni. Quali suoni possono percepire le cavie, e i roditori in generale? La cavia percepisce frequenze variabili tra 54 e 50.000 Hz, il cincillà 90-22.800, il coniglio 360-42.000, il topo 1.000-91.000. Ovvero, tutti i roditori mostrano la capacità di percepire gli ultrasuoni. Quindi, quando talvolta vediamo i nostri pelosi immobilizzarsi in atteggiamento di attenzione senza alcuna ragione apparente, è possibile che abbiano percepito qualche suono precluso alla nostra capacità uditiva. Tanto per fare qualche confronto, ecco le frequenze percepite dall'orecchio di alcuni animali domestici: il cane 67-45.000 Hz, il gatto 45-64.000, il furetto 16-44.000, il canarino 250-8.000, il pappagallo 200-8.500, la gallina 125-2.000. Cito ancora, a titolo di esempio: il pipistrello 2.000-110.000 Hz, la balena 1.000-123.000, l'elefante 16-12.000. Dei primi due desidero ricordare la straordinaria capacità di orientarsi a mezzo "sonar" (guardate che frequenze massime arrivano a captare!); per quanto riguarda l'elefante credo sia uno dei pochi mammiferi a percepire realmente gli infrasuoni, anche se me ne sfugge il vantaggio funzionale. I cuccioli di tutte le specie di roditori sono in grado di emettere, oltre a tutta una gamma di suoni nello spettro dell'udibile, anche ultrasuoni la cui frequenza e durata sono specie-specifiche. Nei topini neonati, i più studiati in laboratorio, la capacità di emettere gli ultrasuoni aumenta fino a raggiungere un picco intorno al 6°-7° giorno di vita, per poi diminuire e scomparire completamente verso il termine della seconda settimana. A quale scopo questo tipo di comunicazione tra roditori? In natura i roditori sono preda di molte specie di mammiferi e uccelli, che li cacciano preferibilmente di notte, sfruttando soprattutto l'udito per localizzarli. Molti uccelli, come abbiamo visto sopra, non sono in grado di percepire suoni sopra i 10.000-20.000 Hz. Gli ultrasuoni si smorzano rapidamente sulla distanza, vengono deflessi anche da steli d'erba e ramoscelli, sono attenuati dall'umidità e da particelle di polvere nell'aria. Sono invece facilmente localizzabili sulla breve distanza, e questo rappresenta una vantaggiosa forma di comunicazione del cucciolo con la madre, non intercettabile da molti predatori! Gli ultrasuoni hanno un importante ruolo nell'interazione madre-cucciolo perché sollecitano nella madre un'immediata attenzione, e sono emessi a fronte di determinati stimoli fisici e sociali. Per esempio, se la temperatura ambientale diminuisce, aumenta la frequenza dei richiami ultrasonici del cucciolo ("Mamma, mamma, ho freddo!"); così pure quando il cucciolo resta isolato ("Mamma, mi sono perso!"). Anche sensazioni tattili e olfattive stimolano l'emissione. Nella madre, oltre a tutta una serie di modificazioni di parametri biochimici, la captazione degli ultrasuoni del cucciolo inibisce l'attitudine a mordere o addirittura al cannibalismo, come può accadere a madri deperite dopo il parto di cucciolate numerose. Per chi volesse approfondire l'argomento indico questo articolo, nel quale potrete trovare anche una ricca bibliografia: "Ultrasonic vocalisation emitted by infant rodents: a tool for assessment of neurobehavioural development", pubblicato in: Behavioural Brain Research 2001; 125: 49-56.
  21. LA MALOCCLUSIONE NELLA CAVIA. La dentatura della cavia. La cavia ha 20 denti. La coppia di incisivi superiori e inferiori è ben visibile scostando le labbra, mentre i molari rimangono nascosti in fondo alla bocca, separati dagli incisivi da uno spazio vuoto detto diastema. I molari, in realtà una coppia di premolari e tre coppie di molari veri e propri, superiori e inferiori, hanno una peculiare disposizione, ovvero quelli inferiori sono rivolti verso la lingua, mentre quelli superiori sono rivolti verso le guance. I denti della cavia, come quelli degli altri roditori, hanno radici aperte che ne consentono la crescita continua, cioè si allungano tutta la vita, e la loro lunghezza è mantenuta costante dall'usura causata dalla masticazione dei vegetali. Il fieno e l'erba di campo contengono dei sali minerali che hanno un effetto abrasivo sulla dentatura. Si tratta di un alimento duro e particolarmente povero, che favorisce la masticazione prolungata, anche da parte dei molari, con ovvi benefici effetti. La malocclusione dentale. Se il porcellino non ha sempre a disposizione fieno e vegetali da masticare i suoi denti crescono oltre il normale. I molari cresciuti in modo abnorme impediscono la corretta opposizione di mascella e mandibola (appunto la malocclusione dentale) e intrappolano la lingua, causando ulcere e ferite alla bocca, e creando difficoltà all'animale di alimentarsi, giungendo fino all'anoressia e alla morte nel giro di poche ore. Fino ad un recente passato l'insorgenza della malocclusione era attribuita a difetti genetici, ma è ora chiaro che solo una minima percentuale di malocclusioni è effettivamente imputabile ad una causa genetica, e che la causa più frequente è un'alimentazione non corretta, o cambi di alimentazione a favore di quantità ridotte di cibo e cibo più morbido. Anche traumi e infezioni possono danneggiare i denti e predisporli ad una crescita scorretta. La malocclusione determina l'incapacità a chiudere completamente la bocca, con salivazione e imbrattamento del pelo della gola, lacrimazione e tumefazioni lungo il bordo inferiore della mandibola, Poichè i molari sono nascosti in fondo alla bocca solitamente non ci si accorge della crescita anormale finchè il porcellino non smette di mangiare o incomincia a perdere peso. In caso di malocclusione anche gli incisivi cresceranno in maniera anomala, anche se il proprietario non sempre sarà in grado di riconoscere la crescita eccessiva. Prevenzione e campanelli d'allarme. Purtroppo, la malocclusione dentale nella cavia è un problema che si presenta con una certa frequenza, ed è molto difficile da trattare. E' quindi fondamentale la prevenzione mediante una corretta alimentazione, e la capacità di riconoscere precocemente quei campanelli d'allarme che ci indurranno a portare per tempo l'animale da un medico veterinario esperto in cavie. La cosa più importante che il proprietario di cavie può fare, oltre all'alimentazione corretta, consiste nel pesare l'animale almeno una volta alla settimana per individuare precocemente un calo ponderale, prima che la cavia si debiliti e si ammali gravemente. Spesso l'unico sintomo di malattia è la diminuzione o l'assenza di appetito, cosa che deve sempre indurre ad una visita del veterinario. Se si riesce a controllare la bocca della cavia occorre ricercare lesioni della mucosa interna o della lingua, che possono essere indice di crescita irregolare dei denti. Le emorragie gengivali sono invece sintomo di grave carenza di vitamina C (scorbuto). E' chiaro che il diminuito apporto di cibo determina a sua volta la manifestazione dello scorbuto. Un veterinario inesperto potrebbe essere indotto a curare lo scorbuto trascurando la malocclusione. Ricordiamo che le cavie raramente superano una malattia senza aiuto, e che le loro condizioni possono peggiorare molto velocemente. Ci può sembrare che la cavia si sia appena ammalata, mentre potrebbe aver nascosto i sintomi per qualche tempo, un comportamento che contribuisce all'aggravamento delle sue condizioni (nascondere i sintomi è un meccanismo di sopravvivenza in natura, dove una cavia che resta isolata dal gruppo diventa più facile preda). Il trattamento della malocclusione consiste nell'accorciare meccanicamente i denti troppo cresciuti, operazione alquanto disagevole viste le ridotte dimensioni e l'angusta apertura boccale. Purtroppo, anche dopo tale intervento la cavia può continuare a rifiutare il cibo e si lascia morire. Alcuni autori consigliano addirittura di sopprimere l'animale maloccluso per risparmiargli ulteriori sofferenze e il disagio di un trattamento che spesso è destinato a fallire. Dagli studi più recenti pare che la non-ripresa dopo la fresatura dei molari sia imputabile ad un difetto dell'articolazione temporo-mandibolare, difetto in parte genetico e peggiorato dal deperimento della cavia. In conclusione. Portare la cavia dal veterinario quando si nota una graduale perdita di peso, o allorchè diminuisce l'appetito, senza aspettare che smetta del tutto di mangiare, perchè a quel punto potrebbe essere già troppo tardi. Solo il medico veterinario, e più precisamente solo il veterinario esperto in cavie, può fare una diagnosi: evitiamo il "fai da te" !!! La scheda è stata sottoposta alla cortese supervisione della dottoressa M. Martinelli, medico veterinario associato alla Società Italiana Veterinari Animali Esotici (SIVAE).
  22. Questo documento nasce dalla rielaborazione dei contributi che molti lettori della mailing list del sito hanno inviato a proposito degli accorgimenti per far divertire le cavie; io ho unito al tutto informazioni dal sito Amicacavia, ed ecco a voi il risultato. E LA CAVIA SI DIVERTE... La cavia è un animale socievole, e patisce la noia se non ha propri simili con i quali interagire, o stimoli per la sua curiosità. Allora, sapete come far divertire le vostre cavie? Quasi banale: lasciarle scorrazzare libere fuori dalla gabbia! Esplorano, annusano, organizzano i loro buffi trenini... Meglio se nella stanza ci sono anche dei nascondigli dove trovare all'occorrenza un po' di riparo, e dove trovare altri stimoli per esplorare. Un letto, un mobile, una scrivania per PC, librerie componibili, ripiani e vanetti alla loro portata, possono trasformare la timida cavia in un ardito esploratore del vasto mondo! Possono salire e scendere, girare intorno, intrufolarsi e rincorrersi... E se non desideriamo lasciarle vagare troppo, perchè la casa non è del tutto sicura per loro o perchè il parquet non sopporterebbe altre pisciatine corrosive, possiamo realizzare per loro un parco giochi in una zona confinata e sicura, o addirittura all'interno della gabbia. Giochini di legno, pensati magari per i bambini piccoli, come ponticelli, scalette, scivoli, tubi... E poi palline dure, magari contenenti un sonaglino, da spingere col musetto. Ma anche materiale ben più povero, può essere trasformato dalla fantasia e dall'ingegno dell'umano nel fai-da-te: imballaggi, rotoli e scatole di cartone, cassette della frutta, listelli di legno, tutti materiali peraltro economici, facilmente sostituibili e rinnovabili, magari con tanto bel fieno sparso attorno o sopra, e qualche legnetto da rosicchiare qua e là. E possiamo sfruttare la dimensione verticale della gabbia con un ripiano, in plastica o in legno rivestito da carta plastificata, per evitare che possa essere rosicchiato e impregnarsi di pipì. Il ripiano sarà accessibile mediante una scaletta con cui i pelosi possono sgranchirsi un po'. E per invogliarli a salire possiamo porre sul ripiano qualche foglia di insalata o qualche pezzetto di verdura. Possiamo anche divertirla appendendo all'interno della gabbia, ad un'altezza che la costringa a sollevarsi, ma senza farla sforzare, una carota, o del fieno, o dei bastoncini da rosicchiare. Ancora troppo complicato? Beh, ai più pigri o meno ingegnosi, suggeriamo di fare un mucchietto con degli straccetti, o con del fieno, o di mettere a loro disposizione un vecchio tappetino malandato o quelle specie di casette o amache morbide destinate in origine ad altri animali. E se è ancora troppo, stimolate l'attività fisica della vostra cavia avvolgendo un pochino del suo cibo in carta da pane, e lasciate che il porcello si impegni ad estrarlo! Infine, ma non certo in ordine di importanza, qualche nota di cautela, tanto per fare il guastafeste. Carta, cartone e fibre tessili se ingerite possono causare occlusione intestinale. Amache per furetti, casette per cani e gatti in tessuto, e cuscini vari si bagneranno di pipì, e la cavia resterà all'umido. Attenzione alla possibilità di cadute, alla presenza di chiodi e sporgenze pericolose in genere, non usiamo le tossiche colle. E in generale, lasciamo gironzolare la cavia solo in quell'ambiente in cui i fili elettrici e le prese non sono alla sua portata. Per le seconde ci sono quei "tappi" che usiamo anche quando in casa ci sono bambini piccoli. Verifichiamo anche che non ci siano fessure, spazi angusti o stretti vani in cui la cavia potrebbe incunearsi, impaurirsi e rendere, a noi e a lei, molto disagevole il recupero. Hanno contribuito Illy84, Caviafelice e Valentina83 (maggio 2008)
  23. Questo modesto contributo si propone di fornire qualche informazione in pi� sulla pulizia di gabbie e superfici, senza la pretesa di voler cambiare il vostro gi� ben collaudato sistema. La realizzazione di questa scheda � stata possibile grazie alla preziosa collaborazione dell�amica Francesca (franci_fra3), alla quale va il mio ringraziamento. COME PULIRE LA GABBIA E LE SUPERFICI TRAFFICATE DAI NOSTRI PICCOLI AMICI PELOSI? La costante pulizia e disinfezione di gabbie, beverini, mangiatoie e superfici � una fondamentale norma di prevenzione delle malattie infettive. La prevenzione � molto migliore e molto pi� semplice di qualsiasi cura (e molto meno costosa). Detergere e disinfettare sono due operazioni differenti, che devono essere eseguite in sequenza. La pulizia serve a rimuovere la polvere e la sporcizia presenti sugli oggetti, sulla superficie e sulla cute. I detergenti sono dei tensioattivi (saponi) che hanno la funzione di vincere appunto quella �tensione� che consente allo sporco di aderire alle superfici. Una volta che si � lavato un oggetto, occorre sciacquarlo accuratamente prima di disinfettarlo per allontanare lo sporco residuo e allo scopo di evitare una reazione chimica fra il sapone e il disinfettante, che potrebbe inattivare il disinfettante. La disinfezione, serve a distruggere la maggior parte dei microrganismi patogeni; fanno eccezione le spore batteriche (si distruggono mediante sterilizzazione) che non � impossibile vengano portate in casa, ma che � altamente improbabile trovino le condizioni per diventare pericolose. I disinfettanti reperibili in commercio per l�uso in ambiente domestico sono i meno pericolosi, pur mantenendo una buona efficacia. In ogni caso, leggere sempre attentamente le norme di sicurezza raccomandate e le istruzioni d�uso, ricordando in particolare di rispettare i tempi di contatto idonei: con tempi inferiori al necessario non avremo l'effetto voluto. Dopo la disinfezione � sempre indispensabile un adeguato risciacquo per allontanare dalle superfici i composti chimici utilizzati, che possono anche essere causa di intossicazione e allergia. Pulizia dei pavimenti e delle superfici. I pavimenti e le superfici della nostra casa sono normalmente contaminate da batteri, particolarmente in quegli ambienti con elevato grado di umidit�, come bagni e cucine. Se non vi sono situazioni particolari, il sistema immunitario (nostro e della cavia) � in grado di difenderci adeguatamente, quindi l'obiettivo pi� realistico da perseguire � semplicemente un buon livello igienico, che si ottiene rimuovendo lo sporco, ricettacolo dei germi. Bisogna poi ricordarsi di asciugare tutte le superfici che abbiamo pulito, perch� la presenza di umidit� favorisce la proliferazione batterica. Una pulizia frequente e un buon lavaggio con normali prodotti detergenti � tutto ci� che serve per mantenerne l'ambiente sotto controllo. In altre parole, cercare di disinfettare un pavimento � tempo (e denaro) sprecato. Si pu� ridurre la carica microbica di pavimenti, servizi igienici e arredi lavandoli con una soluzione di ipoclorito di sodio, la comunissima ed economica varechina, avendo l'avvertenza di non usarla su superfici metalliche, perch� corrosiva, e neppure insieme ad acidi o a quei prodotti che li contengono (ad esempio: i disincrostanti per i water) perch� sviluppa vapori tossici. Pulizia della gabbia. L'igiene della gabbia � fondamentale per mantenere la cavia in buona salute. Occorre mantenere la lettiera il pi� possibile pulita e asciutta per evitare il proliferare di batteri dannosi e per evitare che il pelo della cavia, soprattutto se lungo, si sporchi. Dopo aver rimosso la lettiera, pulire a fondo con acqua calda e sapone, oppure con candeggina diluita il contenitore di plastica, le sbarre, gli accessori e i giochi, risciacquando poi abbondantemente e accuratamente. Per eliminare eventuali incrostazioni resistenti e per eliminare le tracce di urina si possono utilizzare il comune bicarbonato di sodio sciolto in acqua calda o dell'aceto di vino da lasciare agire qualche minuto, quindi strofinare con una spugnetta abrasiva per completare la rimozione dei depositi. Il miglior acaricida in natura � il sole, quindi una volta che la gabbia � stata lavata sarebbe anche opportuno lasciarla per un po' al sole e all'aria, per uccidere gli acari eventualmente presenti. Poich� le uova di acari impiegano 7-8 giorni a schiudersi sarebbe bene fare la pulizia totale della gabbia con esposizione al sole almeno una volta a settimana. Allo scopo esistono anche prodotti specifici che il veterinario sapr� consigliarvi. Pulizia dei contenitori di cibo ed acqua. La pulizia periodica con acqua calda e detersivo per stoviglie � sufficiente. In caso di incrostazioni lasciare in ammollo per una notte, quindi lavare con candeggina diluita. Il lavaggio in lavastoviglie unisce la sterilizzazione a mezzo calore. Quando occorre disinfettare? A volte la semplice pulizia di gabbia e accessori non � sufficiente. Facciamo il caso di infezioni batteriche (accertate o presunte), in presenza di parassiti, di ferite da curare, pododermatiti, per la prevenzione di infezioni dopo la sterilizzazione o altre operazioni chirurgiche, dopo la morte improvvisa e non chiaramente spiegabile di una cavia. In tutti questi casi si deve ricorrere alla disinfezione. Accorgimenti particolari. Attenzione al trattamento di superfici porose come legno, sughero, cartone, eccetera. Detergenti e disinfettanti, a dispetto dei risciacqui, potrebbero impregnare questi materiali che per sicurezza andrebbero trattati solo con acqua calda (e forse un po� di acqua ossigenata), e piuttosto sostituiti periodicamente. Qui di seguito proviamo a descrivere caratteristiche, meccanismo d�azione e precauzioni da adottare per alcuni disinfettanti di largo uso e facilmente reperibili in commercio. Ipoclorito di sodio. Usualmente in soluzione acquosa al 5% (candeggina o varechina), sviluppa acido ipocloroso, che a sua volta libera ossigeno e cloro che si combinano con le proteine cellulari. E� un buon disinfettante contro batteri e virus, contro funghi e protozoi, e possiede anche una certa azione sporicida. L�ipoclorito di sodio � molto tossico se inalato, i suoi vapori possono essere particolarmente irritanti. Da utilizzare solo in presenza di un buon ricambio d�aria, e mai vicino agli animali. E� anche inattivato dai residui organici, quindi lavare bene qualsiasi oggetto prima di trattarlo con la candeggina. Amuchina e Antisapril. Nomi commerciali di clorossidanti elettrolitici, ovvero soluzioni ipertoniche che liberano cloro attivo che va ad inattivare gli enzimi necessari al metabolismo dei batteri. Composti dell'ammonio quaternario. Un�ampia classe di disinfettanti che aggiungono composti organici all�ammoniaca. Queste molecole hanno un ampio spettro d�azione e sono poco tossiche. Interferiscono con le reazioni metaboliche dei batteri e modificano la permeabilit� della membrana cellulare. Il benzalconio cloruro � uno dei pi� utilizzati tra questi composti: come nome commerciale mi vengono in mente Citrosil e Bialcol. Perdono efficacia se miscelati con i normali detergenti. Acido acetico. E� battericida in soluzione al 5%, e batteriostatico a concentrazioni inferiori. In pratica si pu� utilizzare il comune aceto da cucina, puro, da lasciare a contatto con le superfici per almeno qualche minuto. Alcool etilico. Efficace contro la maggior parte dei batteri e alcuni virus. Agisce denaturando le proteine batteriche. Usualmente si trova in commercio diluito con acqua (alcool 70�, alcool denaturato) e contiene coloranti e altre sostanze atte a renderne sgradevole l'odore e il sapore, al fine di evitare che possa essere utilizzato a scopi alimentari. Giova ricordare che oltre ad essere infiammabile evapora rapidamente, riducendo il tempo di contatto. L'alcool denaturato quindi � efficace se si tratta una superficie per almeno 1 o 2 minuti, meglio se per immersione, altrimenti si limita solo a ridurre la carica microbica. In estrema sintesi, l�alcool etilico denaturato � da intendere come solvente e detergente, anzich� come disinfettante. Tra i disinfettanti facilmente reperibili c�� anche l�acqua ossigenata a 10 volumi (3%), che libera ossigeno e pu� avere anche un�azione sporicida, ma � meno efficace dell�ipoclorito. Possiamo citare ancora la clorexidina, presente in alcuni disinfettanti sotto forma di gluconato (Hibitane e Hibiscrub), a volte associata a composti di ammonio quaternario, e il lisoformio, soluzione saponosa di aldeide formica. Hanno contribuito: Illy84, Caviafelice e Irene (maggio 2008).
  24. paolo

    Il presepe delle cavie

    Questa novella è stata proposta nella mailing list del sito in occasione dello scorso Natale. Alla stesura ha collaborato con i suoi preziosi suggerimenti l'amica Vale (Vale BG) che ringrazio! IL PRESEPE DELLE CAVIE. La colonia delle cavie di Sottocolle era in fermento. Si era quasi a Natale e v'erano problemi per preparare il tradizionale presepe vivente. Come se non bastasse, bisognava fare le cose molto bene: infatti, l'anno scorso alcune colonie avevano addirittura fatto ricorso agli effetti speciali! Nella vicina Querciaombrosa si era fatto scendere l'angelo dal cielo, e poco importa se per la parte era stata incautamente scelta una cavia un po' cicciottella: la fune s'era rotta e la cavia si era spiaccicata al suolo, ma tutti si erano divertiti moltissimo. E a Frondavecchia avevano fatto addirittura un presepe mobile, allestito su un carrettino e trascinato per le vie della colonia; certo, sulla stradina in discesa il carrettino era sfuggito di mano, i figuranti erano finiti nel ruscello gelido e ne erano emersi tutti brinati, ma la gente aveva ammirato moltissimo quegli abiti luccicanti di trine ghiacciate! Il comitato per la realizzazione del presepe era riunito da ore: il parroco della colonia don Gaetano, il sindaco Romualdo e la sarta e coreografa Titina. La madonna era stata per alcuni anni così ben impersonata dalla Berenice, ma ahimè!, Berenice si era sposata, ed era in attesa dei cuccioli, quindi indisponibile. Le altre femminucce della colonia, o erano non più giovanissime, o non proprio sottili e flessuose come si conviene alla vergine nel presepe. "Potrebbe andare bene la Carmen!" saltò su improvvisamente la Titina. "Ma è straniera! E' peruviana!" obiettò il sindaco. "Beh," fece il parroco "è una brava ragazza (non poteva dire gnoccolona!) e viene a messa tutte le domeniche." E quella era andata! Ora bisognava pensare a san Giuseppe. Due anni fa si era utilizzato il Bepi, ma qualcuno aveva notato che faceva l'occhiolino all'angelo, e la cosa era sembrata sconveniente. Anche Pallino, l'aitante caviotto dell'anno scorso, si era sposato e la moglie, buona cuoca, lo aveva talmente rimpinzato di torte di verdura che ora si poteva chiamare Pallone. Pensa e ripensa, sempre la sarta disse: "Rimane Olmo." "Olmo no!" saltò su il parroco "Impreca a colazione, pranzo e cena!" "Ma è un gran lavoratore!" ribattè il sindaco. Si decise di provare, ma bisognava prima convincere Olmo. "Non se ne parla nemmeno!" fece Olmo alla proposta della Titina, aggiungendo per buon peso un paio di santioni. "Ci sarà la Carmen, a fare la madonna..." continuò lei sorniona. "La peruviana? Quella gran ...?" "Si, si, proprio lei." disse la Titina che conosceva bene i suoi polli, anzi le sue cavie. "Beh, se proprio non avete nessun altro..." Tornò alla sua tana, prese a sistemare un paio di travi di sostegno, si martellò tre volte le dita, tirò bestemmioni sufficienti per un mese e si presentò al presepe con l'animo in pace. La parte del bue era da anni del coniglio Gino, mansueto e tontolone, arruolato per un mazzo di carote. Per la parte dell'asinello si era voluto cambiare, e la scelta era caduta sul cincillà Gregorio, un grigio ed eccentrico snob, con occhialini da miope sul naso, che per distinguersi leggeva "Il Sole - 24 Noci" anzichè "Il Corriere del Roditore". Per il ruolo del bambinello era stato scelto il piccolo Zippo, mentre per rappresentare le pecore era stata richiesta la partecipazione dei criceti, che accettarono volentieri di pascolare intorno alla capanna, ma rifiutarono categoricamente di essere portati al collo dai pastori. Appena entrato nella capanna Olmo vide la Carmen. Lei era un po' di fianco, un occhio maliziosamente nascosto dal lungo e serico pelo, l'altro vivo e luminoso puntato proprio su di lui, e Olmo sentì un concerto di strumenti celesti dentro di sè. La sarta gli aveva fatto indossare la tunica regolamentare, che doveva essere stata conservata tutto l'anno in un letamaio, ma a lui non importava. Il bastone che gli aveva messo in mano era stato trasformato dai tarli in un capolavoro di traforo, ma a lui non importava. Anche il resto della compagnia stava prendendo posizione nel presepe vivente. Il buon Gino si era subito buttato sulle carote, e ora ingurgitava rumorosamente. Ma a Olmo e Carmen non importava. A Gregorio avevano fatto togliere gli occhiali, e lui aveva addentato delle bacche che gli sembravano ribes, ma erano una specie di ricino selvatico, e ogni tre minuti doveva assentarsi. Ma a Olmo e Carmen questo non importava. A Zippo qualcuno aveva messo per errore del sidro nel biberon al posto del latte, e dopo pochi minuti era già ciucco perso. Anche questo, a Olmo e Carmen non poteva importare di meno. Una ventina di minuti prima della mezzanotte i due chiesero di assentarsi per bere qualcosa di caldo. Finalmente, a mezzanotte tutto era pronto: anche il gregge di pecore-criceti pascolava attorno alla capannuccia e le cavie di Sottocolle si riunirono ad ammirare il presepe vivente. Olmo e Carmen avevano un aspetto serafico e radioso. "Come sono ispirati nel ruolo!" concordarono tutti, e chi notò sul loro dorso tracce di fieno, come se vi si fossero rotolati dentro, sorrise indulgente. Il bambinello, vinto da un sonno etilico, sorrideva beato. Fu ammirato Gino, il cui sereno dormire fu scambiato per ieratica compostezza, mentre il povero Gregorio, dopo ottantasei attacchi di dissenteria aveva occhi enormi e lucidi, che le cavie del pubblico plaudirono, scambiandolo per commossa partecipazione. Insomma, tutto andò bene! All'Epifania poi, giunsero i tre Re Magi, tre cavie provenienti da colonie distanti che portavano i doni di rito. A proposito, volete sapere che ne è stato di Olmo e Carmen? Ma certo, si sono sposati, e il prossimo Natale nella mangiatoia del presepe ci sarà il loro piccolo!
  25. Mentre mi documentavo sulla storia della cavia e sull'etimologia del suo nome girovagando sul web ho trovato un paio di riferimenti (proprio un paio) sul ruolo di questo animale nell'antica e odierna cultura andina. Spero di fare cosa gradita condividendoli con voi. LA CAVIA NEL FOLKLORE ANDINO. La cavia (cuy, plurale cuyes) è presente nella storia andina da tempo immemorabile, ed è tuttora protagonista del folklore del Perù più profondo. L'antica cultura Moche, civiltà peruviana pre-incaica, venerava gli animali e ci ha lasciato le più antiche raffigurazioni della cavia, che risalgono a quasi duemila anni fa. Gli Incas si affidavano alle sue viscere per prendere decisioni sulle loro strategie guerresche e sui piani di battaglia, e per conoscere se una determinata cura avrebbe avuto effetto o meno sul malato. La cavia, soprattutto l'animale con mantello interamente nero, aveva un ruolo fondamentale nei rituali tradizionali millenari praticati da sciamani e curanderos, che passando l'animale sul corpo del malato sostenevano di poter diagnosticare malattie come ittero, reumatismi, artrite e tifo, e di poter guarire l'infermo. Ancora oggi i curanderos usano passare le cavie nere sul corpo dell'infermo in rituali di guarigione incruenti, chiamati "pasada de cuy" o "caypa". Questi metodi erano, e sono ancora, ampiamente accettati in gran parte delle Ande, dove la medicina occidentale non era conosciuta o era considerata con disprezzo. La cavia era anche considerata un mistico medium che assisteva e accompagnava i morenti nel trapasso dal mondo terreno all'aldilà. Le cavie erano e sono protagoniste in numerose tradizioni popolari: sono scambiate come doni, tipicamente alle coppie di sposini, sono frequentemente presenti nei detti popolari e partecipano alla celebrazione di ricorrenze importanti nei villaggi andini come un cibo molto gradito. In queste festività, al bambino serviranno mezzo animale, mentre da adulto potrà gustarne uno intero. Ed è proprio compito del bambino di campagna accudire alle cavie, considerate a tutti gli effetti come animali da cortile, alzandosi molto presto tutti i giorni, per pulire il recinto e alimentarle con erba fresca, che è la base della loro alimentazione, e una grande varietà di scarti di cucina. Le loro poche pretese in tema di alimentazione spiegano l'ampia diffusione delle cavie, dal caldo bacino delle Amazzoni, alle alte quote andine, fino alle aride pianure costiere dell'ovest. La famiglia tiene almeno una ventina di animali che vengono di solito alloggiati al chiuso per proteggerli dalle variazioni climatiche, tradizionalmente nel locale adibito a cucina dove vengono lasciate libere, oppure in rifugi di mattoni appositamente costruiti, detti cuyeros. Visto che animale importante? Altra ottima ragione per assicurare felicità e comfort ai nostri piccoli amici pelosi. Ultimo aggiornamento: 9 ottobre 2015
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