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Quando l'animalismo...

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Vi riporto un articolo del 19 giugno preso dal sito dell'Occidentale:

Arriva l’estate e arriva il tormentone, peraltro apprezzabile, di non abbandonare i cani sulle autostrade o nei boschi. Appello encomiabile, ma fatto da una cultura malata, anzi in fin di vita. L’appello è giusto perché nessun essere vivente deve essere maltrattato. Ma la cultura è malata perché guarda i gatti e scorda i bambini. Oggi si parla di “adottare le balene”, mentre l’idea di adottare un bambino è passata ad “opzione di serie B” rispetto alla fecondazione in vitro tanto pubblicizzata. Le pubblicità di cibi per animali sono diventate incombenti e addirittura raffinate, mentre tanti piccoli muoiono di fame. Addirittura esistono cliniche estetiche per gatti e cani, mentre un tempo il veterinario era esclusivamente (ed etimologicamente) quello che si prendeva cura degli animali vecchi (“vetus”, in latino), per non lasciarli in preda alle malattie.

Ma il problema grave è che mentre i bambini non nascono più, proliferano i cagnolini da compagnia. E le bambine sono addestrate dalla TV a prendersi cura di cani e gatti, oggi anche nella versione-bambolotto (così non sporcano) o virtuali così i bambini si rincitrulliscono ma i genitori stanno in pace. E contemporaneamente sono scomparsi i bambolotti-bambino, tanto che ormai le bambine e i maschietti sono rassegnati a scordarsi l’idea di avere un fratellino e orripilanti a quella di diventare mamma un giorno (ma siamo matti!) mentre invece si vedono bene come ammaestratrici di gatti o come dog-sitters.

Ma la cultura verso gli animali cambia, rendendoci incapaci di chiamare i cani-cani e i bambini-bambini. Con conseguenze fatte solo per salvare l’apparenza (si fanno gare di pesca in cui il pesce viene ributtato vivo in acqua dopo esser stato esibito come trofeo e tutti sono contenti senza pensare che per essere pescato il palato del pesce è stato sbranato con un amo di acciaio, che lui è stato strappato a forza dal suo ambiente) o paradossali: è capitato di sentire un giornalista che, commentando un fatto di cronaca in cui un pastore aveva ucciso un lupo per difendere un agnellino, si esprimeva così: “Come era bello quel povero lupo. E come era brutto il pastore”.

E’ un amore per gli animali che nasce dalla consapevolezza che l’amore per gli uomini/donne non è meccanico, che si può essere traditi, che bisogna sacrificarsi per esso, che non è detentivo, e dal rifiuto - per paura, per debolezza - di quest’evidenza, con conseguente ricaduta del nostro bisogno di amare sui quadrupedi che invece tante pretese in apparenza non ne hanno, non possono scappare se non a loro scapito, e possono essere tenuti loro malgrado chiusi in casa mentre sarebbero ben lieti di correre lontano mille miglia, ma non sanno lamentarsi o perlomeno non si fanno capire.

Insomma, non abbandonate il cane, sareste degli stupidi insensibili, ma non perché lasciate in campagna un cane, ma perché finora gli avete detto che era vostro figlio, lo avete imbastardito con le vostre coccole e i vostri cibi ricercati, e ora lo lasciate come un pesciolino abbandonato sulla spiaggia. Il dramma non è l’abbandono: è la trasformazione del vostro cane in vostro figlio.

non mi è piaciuto molto questo articolo, sopratutto frasi come : arriva l'estata e arriva il tormentone di non abbandonare gli animali,o non abbandonate il cane, sareste degli stupidi insensibili, ma non perchè lasciate in campagna un cane, ma perchè finora gli avete detto che era vostro figlio, lo avete imbastardito con le vostre coccole e i vostri cibi ricercati... quindi sarebbe insensato coccolare un animale e dargli cibi ricercati, mettendo i bambini sempre più lontani dagli animali? E quindi la nostra è una cultura malata perchè ma gli animali? E poi che male c'è che i bambini imparino fin da piccoli a responsabilizzarsi verso gli animali? Va bene non esagerare magari comprando al cane piumoni apposta per lui o cucce da 200 euro, ma anche un qualsiasi animale ha bisogno di amore e affetto, sicuramente non tanto quanto a un bambino, ma nemmeno così poco da considerare un "tormentone" apprezzabile l'avviso di non abbandonare gli animali.

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Per alcuni esiste l'amore per gli animali, per altri esiste l'animalismo, inteso quasi come una moda di interessarsi degli animali senza un vero approfondimento culturale.

In gran parte è imposto dai media, che scandiscono certi appuntamenti nel corso dell'anno: così all'inizio dell'estate avremo i servizi sull'abbandono, a natale quelli sui poveri cuccioli importati dall'est in condizioni terribili, altre notizie per riempire programmi e palinsesti.

E non sono incline a considerare meglio i servizi di "striscia", che considero più ai limiti dell'esibizione, con ambizioni di share, anzichè efficaci nell'intervento,che dovrebbe invece essere il frutto di un'azione globale: a livello legislativo e di informazione/sensibilizzazione.

Ora come ora certi servizi televisivi e giornalistici portano il problema della tutela degli animali a un livello molto superficiale, decisamente modaiolo.

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Io, evidentemente, sono una di quelle rincitrullite che si considera la mamma dei propri animali da compagnia, solo perché li ho adottati, ho dato loro una casa, do loro quotidianamente cibo e amore, pulisco il loro ambiente e sono consapevole che da me dipende la loro vita... e anche da loro la qualità della mia...

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L'articolo a mio parere si preoccupa troppo di analizzare psicologicamente l'interesse più forte verso gli animali, a discapito del chiedersi il perché della gente che procrea di meno o indirizza il suo affetto verso un peloso piuttosto che un umano. Forse xchè nella società attuale l'uomo si vede sempre più cinico, malvagio, profittatore? A mio avviso prima di criticare qualcosa bisognerebbe sempre prima chiedersi il perché quella cosa avvenga. Senza parole!

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anche a me l'articolo non è piaciuto molto. il tema dell'adozione e del far figli sono argomenti complessi da non analizzare superficialmente e ben poco hanno a che interferire con l'amore per gli animali.

se poi si vogliono criticare gli eccessi, d'accordo...

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Strumentalizzazioni che non fanno bene ne all'una ne all'altra causa.

Sempre che la sensibilità nei confronti di esseri viventi, umani o animali che siano, possa considersi due cause diverse.

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Aggiungo che, ovviamente, adottare un bambino non è una passeggiata: I miei genitori dopo aver avuto me e sperimentato quindi l'esperienza di un figlio naturale, pur non avendo difficoltà a procreare, desideravano adottare un altro bambino per poter in qualche modo "salvare una vita già esistente". Non sono riusciti, perché giudicati non idonei dal punto di vista economico (eppure sono riusciti a crescere me e mia sorella, avuta naturalmente perché non riuscivano ad adottare) e inoltre svantaggiati perché risultava strano che due persone che non avessero difficoltà ad avere figli volessero comunque adottare un bambino... è normale che di fronte a questi episodi ci si scoraggi...

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Avevo iniziato a scrivere il mio disappunto per questo articolo, ma mi sono resa conto che l'argomento è decisamente troppo vasto e quel brano troppo superficiale e semplicistico.

Non prende in considerazione i fattori economici, quelli burocratici, la questione lavorativa, la situazione corrente della nostra società, i limiti fisici, il vissuto di ognuno.

Non è possibile discutere su un brano che generalizza come se tutti potessero fare figli, crescerli adeguatamente, adottarli.

Ho solo un figlio, non ho il secondo, ma posso permettermi di viziare un cane? Perché no? Ridurre l'educazione di un figlio al cappottino del cane è assurdo.

Non ho figli, ma posso permettermi di viziare tre cani? Perché no?

Abbandono il cane che ho trattato come un figlio? Credi avrei svolto un lavoro migliore con un bambino?

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