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paolo

Il presepe delle cavie

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Questa novella è stata proposta nella mailing list del sito in occasione dello scorso Natale. Alla stesura ha collaborato con i suoi preziosi suggerimenti l'amica Vale (Vale BG) che ringrazio!

IL PRESEPE DELLE CAVIE.

La colonia delle cavie di Sottocolle era in fermento. Si era quasi a Natale e v'erano problemi per preparare il tradizionale presepe vivente. Come se non bastasse, bisognava fare le cose molto bene: infatti, l'anno scorso alcune colonie avevano addirittura fatto ricorso agli effetti speciali!

Nella vicina Querciaombrosa si era fatto scendere l'angelo dal cielo, e poco importa se per la parte era stata incautamente scelta una cavia un po' cicciottella: la fune s'era rotta e la cavia si era spiaccicata al suolo, ma tutti si erano divertiti moltissimo.

E a Frondavecchia avevano fatto addirittura un presepe mobile, allestito su un carrettino e trascinato per le vie della colonia; certo, sulla stradina in discesa il carrettino era sfuggito di mano, i figuranti erano finiti nel ruscello gelido e ne erano emersi tutti brinati, ma la gente aveva ammirato moltissimo quegli abiti luccicanti di trine ghiacciate!

Il comitato per la realizzazione del presepe era riunito da ore: il parroco della colonia don Gaetano, il sindaco Romualdo e la sarta e coreografa Titina. La madonna era stata per alcuni anni così ben impersonata dalla Berenice, ma ahimè!, Berenice si era sposata, ed era in attesa dei cuccioli, quindi indisponibile. Le altre femminucce della colonia, o erano non più giovanissime, o non proprio sottili e flessuose come si conviene alla vergine nel presepe. "Potrebbe andare bene la Carmen!" saltò su improvvisamente la Titina. "Ma è straniera! E' peruviana!" obiettò il sindaco. "Beh," fece il parroco "è una brava ragazza (non poteva dire gnoccolona!) e viene a messa tutte le domeniche." E quella era andata!

Ora bisognava pensare a san Giuseppe. Due anni fa si era utilizzato il Bepi, ma qualcuno aveva notato che faceva l'occhiolino all'angelo, e la cosa era sembrata sconveniente. Anche Pallino, l'aitante caviotto dell'anno scorso, si era sposato e la moglie, buona cuoca, lo aveva talmente rimpinzato di torte di verdura che ora si poteva chiamare Pallone. Pensa e ripensa, sempre la sarta disse: "Rimane Olmo." "Olmo no!" saltò su il parroco "Impreca a colazione, pranzo e cena!" "Ma è un gran lavoratore!" ribattè il sindaco. Si decise di provare, ma bisognava prima convincere Olmo.

"Non se ne parla nemmeno!" fece Olmo alla proposta della Titina, aggiungendo per buon peso un paio di santioni. "Ci sarà la Carmen, a fare la madonna..." continuò lei sorniona. "La peruviana? Quella gran ...?" "Si, si, proprio lei." disse la Titina che conosceva bene i suoi polli, anzi le sue cavie. "Beh, se proprio non avete nessun altro..." Tornò alla sua tana, prese a sistemare un paio di travi di sostegno, si martellò tre volte le dita, tirò bestemmioni sufficienti per un mese e si presentò al presepe con l'animo in pace.

La parte del bue era da anni del coniglio Gino, mansueto e tontolone, arruolato per un mazzo di carote. Per la parte dell'asinello si era voluto cambiare, e la scelta era caduta sul cincillà Gregorio, un grigio ed eccentrico snob, con occhialini da miope sul naso, che per distinguersi leggeva "Il Sole - 24 Noci" anzichè "Il Corriere del Roditore". Per il ruolo del bambinello era stato scelto il piccolo Zippo, mentre per rappresentare le pecore era stata richiesta la partecipazione dei criceti, che accettarono volentieri di pascolare intorno alla capanna, ma rifiutarono categoricamente di essere portati al collo dai pastori.

Appena entrato nella capanna Olmo vide la Carmen. Lei era un po' di fianco, un occhio maliziosamente nascosto dal lungo e serico pelo, l'altro vivo e luminoso puntato proprio su di lui, e Olmo sentì un concerto di strumenti celesti dentro di sè. La sarta gli aveva fatto indossare la tunica regolamentare, che doveva essere stata conservata tutto l'anno in un letamaio, ma a lui non importava. Il bastone che gli aveva messo in mano era stato trasformato dai tarli in un capolavoro di traforo, ma a lui non importava.

Anche il resto della compagnia stava prendendo posizione nel presepe vivente. Il buon Gino si era subito buttato sulle carote, e ora ingurgitava rumorosamente. Ma a Olmo e Carmen non importava. A Gregorio avevano fatto togliere gli occhiali, e lui aveva addentato delle bacche che gli sembravano ribes, ma erano una specie di ricino selvatico, e ogni tre minuti doveva assentarsi. Ma a Olmo e Carmen questo non importava. A Zippo qualcuno aveva messo per errore del sidro nel biberon al posto del latte, e dopo pochi minuti era già ciucco perso. Anche questo, a Olmo e Carmen non poteva importare di meno. Una ventina di minuti prima della mezzanotte i due chiesero di assentarsi per bere qualcosa di caldo.

Finalmente, a mezzanotte tutto era pronto: anche il gregge di pecore-criceti pascolava attorno alla capannuccia e le cavie di Sottocolle si riunirono ad ammirare il presepe vivente. Olmo e Carmen avevano un aspetto serafico e radioso. "Come sono ispirati nel ruolo!" concordarono tutti, e chi notò sul loro dorso tracce di fieno, come se vi si fossero rotolati dentro, sorrise indulgente. Il bambinello, vinto da un sonno etilico, sorrideva beato. Fu ammirato Gino, il cui sereno dormire fu scambiato per ieratica compostezza, mentre il povero Gregorio, dopo ottantasei attacchi di dissenteria aveva occhi enormi e lucidi, che le cavie del pubblico plaudirono, scambiandolo per commossa partecipazione.

Insomma, tutto andò bene!

All'Epifania poi, giunsero i tre Re Magi, tre cavie provenienti da colonie distanti che portavano i doni di rito.

A proposito, volete sapere che ne è stato di Olmo e Carmen? Ma certo, si sono sposati, e il prossimo Natale nella mangiatoia del presepe ci sarà il loro piccolo!

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