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paolo

I veterinari e gli animali da compagnia in Italia

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Su VetJournal è stato pubblicato un sunto di un'indagine condotta da ANMVI sul ruolo e la percezione del veterinario da parte dei proprietari di animali da compagnia. Riporto integralmente il testo pubblicato su VetJournal, rivista di informazione veterinaria digitale alla quale sono debitore per tante utili segnalazioni e recensioni.

Riguardo al contenuto dell'indagine, commento soltanto che si iniziano a vedere delle note positive nell'interazione tra proprietari e veterinari, con i primi sempre più attenti alle esigenze di loro piccoli amici e i secondi sempre più preparati.

I veterinari e gli animali da compagnia in Italia

A dicembre 2018 l’ANMVI (Associazione Italiana Medici Veterinari Italiani) ha condotto una indagine quantitativa, tramite interviste telefoniche effettuate con Sistema C.A.T.I. (Computer Aided Telephone Interview) e conforme al codice ESOMAR (European Society for Opinion and Marketing Research), su un campione rappresentativo delle famiglie italiane che possiedano un animale domestico (esclusi pesci e invertebrate) e che abbiano instaurato un rapporto di cura e consulenza con i veterinari. La finalità dell’indagine era quella di sondare la percezione dei proprietari di pet relativamente all'importanza delle cure veterinarie e le aspettative che hanno nei confronti della figura del professionista veterinario.

La domanda inerente alla frequenza media con cui un proprietario porta il proprio animale a visita (mai/solo in caso di emergenze, una volta l’anno, due volte l’anno, più di due volte l’anno) ha mostrato che la percentuale di chi si reca regolarmente dal veterinario più di due volte l’anno (44,6%) è in crescita rispetto agli anni precedenti (38,6% negli anni 2017 e 2011; 21,4% nel 2007), soprattutto nelle regioni meridionali e centrali. Diversamente, rimane pressoché invariata la percentuale di clienti che vanno dal veterinario esclusivamente in caso di emergenza (il 16,6%; contro il 14,5% del 2017, il 15,3% del 2011 e il 18,3% del 2007). Le motivazioni più comunemente addotte dai proprietari che si recano poco dal veterinario sono che il proprio animale sta bene, che si va dal veterinario solo per le vaccinazioni o in caso di emergenza. È interessante notare che mentre le ultime due motivazioni sono state addotte in percentuali crescenti negli ultimi anni, l’andare raramente dal veterinario perché il proprio animale sta bene è stata una giustificazione riportata in una percentuale decrescente (67,4% contro l’87,5% del 2017) e per lo più da chi non ha un veterinario di fiducia (81,2%). Questi dati suggeriscono una sensibilità e un grado di informazione sempre maggiore dei proprietari, associate ad una fiducia nei confronti della figura professionale del veterinario. La salute e il benessere del proprio pet, intese come prevenzione, sta diventando una necessità sempre più sentita. Il medico veterinario viene considerato un influencer per le scelte relative all'alimentazione e, più in generale, riguardo tutte le problematiche ad essa annesse. Non a caso, il 48,8% dei clienti chiede consulto per la scelta del tipo di alimentazione e del pet food specifico; percentuale che aumenta fino a 81,4% per problematiche più generali, ma sempre collegate all'alimentazione.

Negli ultimi anni si afferma con maggiore rilevanza l’immagine del veterinario di fiducia come professionista, nel quale il cliente ricerca qualità quali competenza (43%) e serietà (39,8%), con percentuali di fidelizzazione molto elevate (85,1%). A dimostrazione della fiducia nei confronti della figura del veterinario, il 94,7% dei clienti dichiara di seguire sempre o quasi sempre le indicazioni fornitegli.

Negli ultimi 10 anni è aumentata la percezione che non vi sia uno standard uniforme di qualità delle prestazioni fornite. Il 65,2% dei clienti si dimostra disposto a spendere cifre più elevate per la cura del proprio pet qualora questo si traduca in una maggiore garanzia della qualità del servizio offerto. Che una struttura veterinaria sia ufficialmente certificata per la sua attività è considerato un valore aggiunto per il 93,5% dei proprietari, e questo è vero anche nel caso delle capacità scientifiche e professionali dei singoli medici veterinari che vi operano all'interno.

L’ESVPS (European School of Veterinary Post Graduated Studies) ha da tempo istituito dei programmi di formazione post-laurea (GPCert, General Practitioner Certificate) nelle diverse discipline d’interesse allo scopo di fornire una preparazione standardizzata su rigide indicazioni europee. Si tratta di una qualifica di livello intermedio, riconosciuta di valore internazionale, che risponde alle richieste sempre più esigenti dei proprietari di animali domestici.

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