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paolo

I fitoliti

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E' ben noto che la cavia in natura si ciba di vegetali che possono essere coperti da polvere o terra (abrasivi esterni), o contenere dei minuscoli cristalli silicei, detti fitoliti (abrasivi interni).

Per questo motivo i denti della cavia sono a radice aperta e quindi a crescita continua (ipsodonti); questa caratteristica è l'adattamento che assicura la funzione dei denti in presenza di abrasione.

Abbiamo letto spesso in Forum il termine fitoliti; vediamo ora cosa sono, qual è la loro funzione nei vegetali, come si formano e di quale utilità possono essere per noi umani.

I fitoliti (dal greco: phyton, pianta e lithos, sasso, pietra) sono dei microscopici depositi di silice amorfa all'interno delle cellule vegetali; sono presenti soprattutto nelle piante erbacee dove aumentano la rigidità dei fusti e delle foglie. Inoltre avrebbero un ruolo difensivo nei confronti delle specie animali erbivore, perchè possono danneggiare la dentatura e provocare lesioni alla bocca; ancora, le larve di determinate specie di insetti crescerebbero meglio se depositate in foglie povere di fitoliti.

Le dimensioni sono variabili (tra 20 µm ed 1 mm circa) e dipendono dall'età delle cellule, dall'intensità dell'attività fisiologica della pianta e dalla diversa specie vegetale che li ha prodotti.

Il silicio solubile presente nel terreno in forma di acido ortosilicico (H4SiO4) viene assorbito dalle radici, insieme agli altri elementi, e portato verso la parte aerea della pianta per mezzo del sistema ascendente che porta acqua e sali (linfa grezza) alle foglie, sede della fotosintesi.

Finché è presente in bassa concentrazione nei succhi cellulari il silicio rimane in soluzione, ma nelle parti soggette a traspirazione più intensa come le parti aeree, in particolare foglia e fiore, la perdita d'acqua lo fa precipitare in forma solida (biossido di silicio: SiO2).

Precipitando, il biossido di silicio forma sottili pellicole che vanno a mineralizzare le pareti cellulari o si deposita all'interno della cellula stessa o negli spazi fra cellula e cellula.

Non tutte le piante formano fitoliti e non tutte nella stessa quantità. Le graminacee ne sono particolarmente ricche: un solo grammo di una pianta del nostro grano per la panificazione contiene 4 milioni di fitoliti (ma altre comuni graminacee dei nostri prati che ne contengono 6-12 milioni/grammo).

Essendo praticamente indistruttibili i fitoliti sono, insieme ai semi, le parti della pianta che si conservano meglio; inoltre conservano l'impronta della cellula di origine. Per questo motivo i fitoliti sono importantissimi per varie discipline come archeologia, paleoecologia e paleoclimatologia, paleontologia, antropologia, archeobotanica.

Infine una nota di colore. Una delle prime ricerche sui fitoliti fu condotta a metà dell'Ottocento dal naturalista tedesco Christian Gottfried Ehrenberg, il quale studiò le "pietruzze" rinvenute nella polvere raccolta da Charles Darwin sulla tolda del Beagle (il brigantino della Royal Navy sul quale il famoso evoluzionista fece una navigazione intorno al mondo) nel gennaio del 1833 al largo delle coste africane; Ehrenberg ritenne però erroneamente di trovarsi di fronte a microorganismi, ai quali diede il nome di phytolitharia.

A seguire una piccola galleria di immagini di fitoliti al microscopio ottico o elettronico.

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Fitoliti fossili: a sinistra 49 milioni di anni fa, a destra 40 milioni di anni fa (la barra indica una lunghezza di 10 micrometri)

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In base alla morfologia dei fitoliti possiamo distinguere il riso selvatico da quello coltivato

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Questa mia piccola scheda, oltre a un valore puramente documentale, desidera contribuire a ricordare a tutti noi che per il bene dei nostri porcellini è opportuno scegliere anche verdura piuttosto "grezza", penso alla scarola da cuocere (o scarola nera), a certe bietole (anche se ricche di ossalati), a parti fibrose come certi torsoli o gambi, all'erba di prato.

Le insalatine che scegliamo con amore per loro saranno certamente deliziose, ma povere in fitoliti e quindi dell'opportunità di consumare i dentini, consumo che in genere nelle nostre case è a carico solo del fieno.

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