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1492: Colombo Cristoforo scopre la cavia.

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1492: Colombo Cristoforo scopre la cavia.

Correva l'anno 1492, e mentre i sovrani della cattolicissima Spagna esultavano per i successi nella guerra contro i Mori, in un piccolo villaggio molto lontano dalla capitale la vita scorreva lenta e monotona.

Ad una famiglia di colombi, la famiglia Colombo appunto, l'eco degli eventi storici giungeva molto attenuato.

Il giovane Cristoforo, un bel colombo quasi interamente candido, con due bande nere sulle ali, si annoiava moltissimo. Il villaggio era sempre stato molto tranquillo, ma ora, con la sconfitta dei Mori e l'allontanamento degli Ebrei, la vita era diventata veramente noiosa. A Cristoforo mancavano molto l'amico Omar, apprendista nella piccola bottega del vasaio, che lasciava sempre sul davanzale qualche chicco di grano per lui, e il vecchio Solomon, il venditore di stoffe, che amava accarezzarlo sulla testina e sul dorso facendolo tubare di piacere.

Per farla breve, Cristoforo era stufo di passare da un davanzale conosciuto all'altro, da un terrazzo consueto al solito campanile, e desiderava volare su posti nuovi.

Quando lo disse in famiglia i più rimasero meravigliati, ma poi pensarono che qualche loro antenato doveva sicuramente essere stato un colombo viaggiatore. Sia pur a malincuore, riconobbero che il giovane Cristoforo doveva seguire la propria ambizione, perché ognuno ha dentro di sé il proprio destino già scritto.

Il vecchio Zenobio, che molte cose aveva visto e sentito, lo informò che esisteva una terra lontana, ricca di riso, una specie di paradiso terrestre dove i colombi non pativano mai la fame. Però questo paese, il Catai, era talmente lontano, e il viaggio così pieno d'insidie, che anche un giovane nel pieno delle forze come Cristoforo avrebbe avuto difficoltà a raggiungerlo. Intervenne allora Orsolina Colombo, che da una finestra della locale taverna aveva sentito parlare di una spedizione che si preparava per aprire una nuova rotta via mare per quel lontano paese.

Occorreva quindi recarsi alla cittadina di Palos per imbarcarsi, e salutata con commozione la famiglia, Colombo se ne partì.

Giunto a Palos chiese informazioni ai numerosi parenti che abitavano i tetti del luogo, ed ebbe conferma che un navigatore straniero, per coincidenza un suo omonimo, stava preparando la spedizione. Si vociferava però che questa persona avesse rotto di proposito un uovo di colombo, e il giovane Cristoforo rimase molto turbato, finché non si scoprì che era solo un modo di dire riferito ad un uovo di gallina.

Nel porticciolo di Palos c'erano tre piccoli vascelli e Colombo Cristoforo si imbarcò su uno a caso (si trattava della Pinta) trovando alloggio in cima all'albero di maestra, a prudente distanza dall'equipaggio. Durante la notte scendeva dall'albero per cibarsi di quelle poche briciole e granaglie che riusciva a trovare sulla coperta.

Man mano che i giorni di navigazione si accumulavano, le scorte di cibo e di acqua  scarseggiavano, e il sole picchiava cocente su un mare spesso immobile. Cristoforo si teneva il più possibile nascosto, sotto qualche vela avvolta, per ripararsi e perché anche un magro colombo poteva fare gola a una ciurma affamata.

E proprio una notte, dopo più di due mesi di navigazione in mezzo ad un desolato mare oceano che sembrava non finire mai, mentre esausto e con le penne impregnate di salsedine zampettava sulla murata di prua del piccolo vascello, gli parve di vedere una striscia più scura stagliarsi contro il chiarore lunare. Aguzzò la vista: non c'erano dubbi, era proprio un'esile striscia di terra. Cristoforo si emozionò, ed emise un profondo Uuuuuu Uuuuuu Uuuuuu!!! Il marinaio di vedetta, tale Rodrigo da Triana, che stava beatamente dormendo sulla coffa, fu svegliato da quel suono. Un attimo dopo, il fatidico grido: "Terra! Terraaaaa!!!" riecheggiò sull'acqua tranquilla.

Noi però ora sappiamo che il primo ad avvistare il Nuovo Mondo fu in realtà Colombo Cristoforo.

Potete immaginare l'entusiasmo dell'equipaggio e quello del comandante, che cominciava a chiedersi se non ci fosse qualche errore nei suoi calcoli. E anche la gioia di Colombo Cristoforo, ormai allo stremo delle forze.

Mentre la spedizione butta le ancore, e l'equipaggio si appresta a preparare le scialuppe per raggiungere la riva, il nostro amico pennuto, chiamate a raccolta le ultime energie che gli sono rimaste, approfittando dell'oscurità che precede l'alba, vola fino alla terraferma, fino a quando esausto non è costretto ad un brusco atterraggio in una fitta macchia di vegetazione, dove resta a lungo sdraiato in un sonno pesante.

Il sole che sorge illumina una spiaggia di sabbia finissima, il mare calmo, e le tre caravelle all'ancora, che si dondolano pigre. Ed ecco che alcune scialuppe si staccano dalle navi e si dirigono verso terra. In piedi sulla prua di una di esse, reggendo il vessillo delle corone riunite di Castiglia e Aragona, sta il comandante Colombo. E mentre le scialuppe dirigono a terra, la spiaggia si popola di una folta delegazione di persone dalla pelle rossiccia, quasi nude, alcune con il corpo vivacemente colorato. Guardano le navi al largo e l'avvicinarsi degli stranieri con sorpresa, ma senza timore.

La prima scialuppa tocca terra, Colombo sbarca, fa alcuni passi verso l'interno, davanti agli indigeni, supera l'esile striscia di sabbia bianca e pianta lo stendardo. Dichiara di prendere possesso del luogo in nome delle cattolicissime maestà di Spagna, lo ribattezza San Salvador e si inginocchia a baciare la terra, che appare grassa, scura e fertile. Un fremito e un mormorio trascorrono fra gli abitanti del luogo. Il loro capo si affretta verso lo straniero vestito in quel modo buffo, gli porge premurosamente una mano, lo aiuta a risollevarsi, e con aria perplessa chiede nella sua lingua: "Alzatevi buon uomo! Ma perché l'avete fatto? Avevamo appena concimato!"

Ma torniamo ora al nostro amico pennuto.

Quando finalmente riprese coscienza, Cristoforo si trovò circondato da un gruppetto di piccole creature pelose, dai colori più vari, che guardavano il nuovo ospite con curiosità.

"Cavoli!" disse una di queste creature "E' un ben strano uccello, questo." "Cavoli, è vero!" disse un secondo . "Cavoli! Cavoli!" concordarono gli altri. "Buongiorno!" disse Cristoforo tirandosi su. "Io sono Cristoforo, della famiglia Colombo. E voi dovete essere dei... ehm, cavioli?" "Si, puoi chiamarci anche così" disse uno di loro "ma tra di noi ci chiamiamo cavie. Ma ora vieni con noi, devi essere molto stanco e affamato!"

Si diressero verso il villaggio seguendo un sentiero a malapena visibile tra le erbe alte, ma prima di arrivare, ad una certa distanza dal villaggio stesso, incontrarono una cavia-sentinella. "Ce ne sono altre appostate tutto attorno al villaggio, pronte a dare l'allarme all'avvicinarsi degli intrusi." spiegò Tim-My all'ospite venuto da lontano, entrando nel villaggio. Lì la vita procedeva tranquilla. "Ehi, come sono allegri quei cuccioli!" disse Cristoforo indicando alcuni piccoli che saltavano come pazzi nel campo dietro alle tane "Eh! Eh!" ridacchiarono gli accompagnatori del colombo "Quei cuccioli con i loro salti stanno facendo delle buche nel terreno, in cui saranno piantati i semi delle verdure che coltiviamo come cibo: sai, noi qui siamo autosufficienti. I giovani intanto si divertono e fanno movimento, un'attività che chiamiamo: pop-kor-nyng! Quelle sono le cavie addette ai rifornimenti" disse indicando alcuni animali che stavano sistemando le verdure raccolte "mentre le femmine portano il necessario nelle tane. E là puoi vedere i nostri anziani che traggono gli auspici sul prossimo raccolto" spiegò la gentile Lil-La, indicando alcune cavie particolarmente avanti con gli anni che scrutavano intente la forma di alcune foglie di lattuga.

Il nostro Colombo viene rifocillato dai gentili ospiti, quindi viene invitato a partecipare all'assemblea della popolazione di pelosi, per parlare di sé, del suo viaggio e da dove arriva, perché un uccello come lui nessuno l'aveva mai visto. A sua volta Cristoforo sostiene che nella vecchia Europa non si sono mai visti animali come loro.

Cristoforo racconta del suo desiderio di vedere posti nuovi e stimolanti, e si mostra sinceramente felice di aver incontrato questi nuovi amici. Esprime anche il desiderio di fermarsi a vivere vicino al loro villaggio, cosa che rende felici le piccole cavie.

Dopo qualche giorno di vita comune, Cristoforo può rendersi conto di come vivono felici e serene le cavie nel loro ambiente naturale.

Ed è quindi con sua grande sorpresa che viene convocato nella tana magica degli anziani del villaggio.

Lì viene a sapere che alcuni giovani del villaggio, così come è accaduto a lui, desiderano andarsene alla ricerca di nuovi luoghi, dove portare seco il loro ideale di vita nel pieno rispetto della natura e delle sue risorse.

"Era molto che riflettevamo sulla possibilità di andare altrove" disse Gae-Ty, il loro portavoce, una cavia con una benda su un occhio e una luce birbante nell'altro "ma ora il tuo arrivo ci ha aperto prospettive completamente nuove." "Vorremmo andarcene molto lontano da qui; qui vediamo sempre gli stessi posti e abbiamo molti nemici, anche tra gli uomini!" "Ma come!" esclamò sbalordito Cristoforo "Gli uomini dunque non vi apprezzano?" "Oh si, che ci apprezzano" rispose Tar-Ik "in particolare arrostite!" A Cristoforo si rizzarono le penne! Ricordò però che anche al suo paese, ahimè, qualcuno apprezzava allo stesso modo i colombi.

"Non vorremmo però arrivare in un paese nuovo, lontano da casa nostra, solo per scoprire che ci sono altri predatori e uomini che hanno già pronte nuove ricette per noi." "Questo posso escluderlo io!" affermò categorico Cristoforo. Insomma, dopo un lungo conciliabolo e altre richieste di informazioni le cavie decisero che si poteva tentare. "Ed ecco come dovete fare" spiegò loro il colombo.

Dopo aver salutato non senza commozione la famiglia e gli amici, le giovani cavie si imbarcarono non viste in una scialuppa, dove si nascosero nel piccolo vano ricavato a prua. Quando fu il momento, l'equipaggio si reimbarcò e la scialuppa percorse il breve tragitto dalla spiaggia alla caravella, dove venne issata a bordo. Col favore delle tenebre il gruppetto di coraggiose cavie riuscì poi a raggiungere un angolo nascosto della stiva, dove rimasero fino al ritorno nella vecchia Europa. Per fortuna i buoni indigeni delle Indie avevano donato ai navigatori una grande quantità di verdure e frutta, che furono l'alimento dei nostri piccoli eroi per tutta la durata della traversata.

All'arrivo poi, decisero di disperdersi. E come sappiamo, fu proprio in Europa che le cavie trovarono fortuna come animali da compagnia per gli uomini. Di quel manipolo originale, una finì addirittura alla corte d'Inghilterra come pet della Regina Elisabetta! Furono coccolate, si adattarono tanto bene e divennero così viziate, che anche al giorno d'oggi continuano a comandare a bacchetta gli umani che si occupano di loro, pretendendo cibo in tutti i momenti della giornata.

A proposito: quasi mi dimenticavo di Colombo Cristoforo! Ha incontrato tantissimi amici pennuti, alcuni dei quali con lunghe splendide penne verdi, azzurre, gialle e rosse, e ha imparato una quantità di nuove lingue per comunicare con loro.

Bisogna dire che il vecchio Zenobio doveva essersi sbagliato, perché di riso là non c'era neppure l'ombra! Ma c'erano tante altre buone cose da mangiare in compagnia degli amici, e Cristoforo visse sempre felice.

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Questo racconto ha richiesto parecchio tempo per essere perfezionato, e anche ora non è che sia un granché. Comunque, visto che l'anniversario della scoperta dell'America è prossimo, ho deciso di postarlo sperando che vi possa divertire.

Sono in debito con l'amica Vale BG per i suoi preziosi suggerimenti e per alcune sue "invenzioni".

Facendo seguito al racconto, ritengo doverose alcune precisazioni utili a ripristinare la verità storica.

1. Il 1492 è, nel sapere collettivo, un anno di grande fulgore per la Spagna, segnato dalla riunificazione della nazione dopo la caduta di Granada, ultima roccaforte araba, e dall'impresa di Colombo, che avrebbe portato un afflusso di oro e preziosi dal Nuovo Mondo.

In realtà, proprio a partire dal 1492 la Spagna imbocca la via di un lento, ma inesorabile declino, che perdura fino al secolo scorso. La cacciata dei Mori e il decreto di espulsione degli Ebrei, che tanto bene si erano inseriti nel tessuto economico, sociale e culturale della Spagna dell'epoca, privò la nazione del contributo di una quantita di abili diplomatici, banchieri, medici, scienziati e artigiani, togliendo l'incentivo alla modernizzazione e segnando il suo destino nelle successive guerre contro paesi europei culturalmente più avanzati.

2. L'episodio dell'uovo si verificò in realtà al ritorno in Spagna del genovese, nel corso di una cena data dal Cardinal Mendoza in suo onore. Con quel gesto Colombo (il navigatore, non il volatile) intendeva rispondere a chi maliziosamente osservava che l'idea di "buscar el Levante por el Poniente" non era poi così geniale, e che chiunque avrebbe potuto riuscirci. Dopo avere ammaccato un'estremità dell'uovo e averlo messo diritto  sul tavolo, cosa che nessuno dei presenti aveva pensato di fare, pronunciò la celebre frase: "La differenza, signori miei, è che voi AVRESTE POTUTO FARLO, io invece L'HO FATTO!".

3. Sebbene la fattibilità del progetto di Colombo di raggiungere via mare le Indie fosse stata bocciata dai dotti dell'università di Salamanca, i sovrani speravano che il genovese potesse davvero riuscire nell'impresa, e riportare una messe d'oro per gli esangui forzieri reali.

Poiché la cittadina di Palos si era resa colpevole di pirateria, i sovrani diedero mandato a Colombo di procurarsi colà il naviglio necessario, a titolo di punizione, accontentando in tal modo il navigatore, ma senza scucire un solo soldo. Come sappiamo Colombo potè procurarsi tre piccole, ma robuste imbarcazioni: la Pinta, la Nina, e la Gallega, ribattezzata per l'occasione Santa Maria.

4. Ancora: Colombo aveva promesso la rispettabile ricompensa di cinquemila maravedì a colui che per primo avesse avvistato le Indie. Bene, tanto fece che quei soldi non uscirono mai dalle sue tasche, con buona pace del povero Rodrigo da Triana.

5. La terra su cui Colombo e i suoi sbarcarono il 12 ottobre 1492, e che fu da Colombo ribattezzata San Salvador (parte delle attuali isole Bahamas), era chiamata Guanahanì dagli indigeni. Il viaggio proseguì poi fino a toccare Cuba e Santo Domingo. Era quindi assai improbabile che in questo  primo viaggio Colombo potesse incontrare le cavie, originarie della terraferma più a sud, dal Venezuela fino all'Argentina.

Sappiamo però che Colombo parlò della cavia nei suoi resoconti di viaggio: pertanto l'incontro con il simpatico animale dovette avvenire nel corso del suo terzo viaggio (1498-1500), nel corso del quale costeggiò le coste settentrionali del Sud America, toccando Trinidad, isola a soli undici chilometri dalla costa del Venezuela, e il delta dell'Orinoco.

A seguire un'immagine dei viaggi di Colombo (fonte: it.encarta.msn.com) e il particolare omaggio di una piazza di Genova al navigatore (fonte: liguriawebtv.it).

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Paolo, che dire?  ;)

Purtroppo questa bella novella se fosse stata finita per il concorso credo che l'avrebbe sicuramente vinto!!!!

Quindi ti cedo volentieri lo scettro del comando....eheheheheh  :-(;)

Bello l'elaborato e molto precise e gradite le precisazioni che hai scritto.

Sei veramente una persona fecondata dai Roditori che hanno trovato gli autori!!!!!!  ;)

:-(;):love:

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