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paolo

Il punto di vista del Forum sui temi etici.

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Da tempo si avvertiva la necessità di un documento che puntualizzasse il pensiero, la politica del Forum di Amicacavia sui temi scottanti dell'acquisto e adozione, della riproduzione e sterilizzazione.

Quanto segue è il frutto del pensiero condiviso dallo Staff.

Amicacavia sostiene l’attività delle Associazioni di volontariato in difesa degli animali;

incoraggia l’adozione quale alternativa moralmente etica all’acquisto;

auspica una riproduzione domestica consapevole dei rischi per la femmina e per i cuccioli, anche in considerazione della necessità di dare un’adeguata sistemazione ai nuovi nati;

considera l’abbandono degli animali un crimine.

La cavia in natura.

La cavia in natura deve riprodursi, e molto, perché l’aspettativa di vita è fortemente condizionata dai predatori, dal clima avverso e dalla mancanza di risorse.

Anche l’uomo milioni di anni fa, ma talvolta ancora oggi, faceva molti più figli perché le aspettative di vita erano inferiori alle attuali.

La selezione naturale fa sì che sopravvivano gli individui più forti o più adattabili all’ambiente, che possono così riprodursi e tramandare i loro geni.

Per favorire la sopravvivenza e la diffusione della specie la natura ha fatto sì che la cavia femmina sia fertile già all’età di 4-5 settimane; la gravidanza dura quasi 70 giorni e immediatamente dopo il parto la femmina è nuovamente fertile. Le gravidanze potrebbero quindi succedersi ininterrottamente anche per anni, fino alla perdita della fertilità.

Gravidanze ripetute e ravvicinate sono però pericolose per la salute della madre, dei nascituri e per i cuccioli e la mortalità tra loro è molto elevata.

La cavia in casa; la fertilità e la gravidanza.

È evidente che in casa la vita della cavia è completamente diversa, per quanto con maggiori e migliori aspettative di vita; l’obiezione: “ma in natura fanno così!” non è quindi valida.

La cavia si ritrova infatti in un habitat nel quale non è in grado di sopravvivere autonomamente; anche le cavie domestiche “in esterni”, se non accudite da umani attenti e competenti, sono falcidiate dagli stessi nemici di quelle allo stato brado nell’habitat originario.

A maggior ragione certe “razze” selezionate dall’uomo (es: Baldwin e Skinny), che avrebbero comunque grandissime difficoltà a vivere in un ambiente naturale, sono completamente dipendenti dall’uomo.

In cattività si perde la necessità della selezione naturale e quindi della procreazione per assicurare comunque il successo della specie, sebbene non venga modificata l’innata prolificità della specie.

Ma come abbiamo detto, la gravidanza e il parto non sono esenti da rischi neppure in ambiente domestico, maggiormente se ci sono state gravidanze precedenti; ed è infantile pensare che la cavia partorisca con gioia.

Gli allarmi sui rischi connessi con la gravidanza non possono essere omessi o sottovalutati, anche in considerazione che il Forum ospita anche neofiti e persone comunque inesperte nella gestione della cavia.

Se nel corso della gravidanza o del parto dovessero insorgere dei problemi avremmo immediato bisogno di un veterinario esperto, che potrebbe non essere facilmente reperibile o raggiungibile. E comunque si deve tenere a mente che la chirurgia praticata sulla cavia, un animale di piccole dimensioni, è particolarmente rischiosa e che i farmaci disponibili non sempre sono del tutto adeguati per questi animali.

Voler “vedere i cuccioli”.

L’idea di vedere i piccoli delle nostre cavie nasconde un nostro desiderio di circondarci di nuovi nati e ci dà un senso di continuità della loro vita. Anche la curiosità di vedere cosa prenderebbero dalla mamma e cosa dal papà: se siamo così innamorati dei genitori, quanto amore potrebbe nascere verso i loro cuccioli? Un po' come quando i nonni guardano i nipoti e si ritrovano ad amarli addirittura di più dei propri figli…

Ma loro, come tutti gli animali, non hanno desiderio di maternità, è solo una loro necessità di far sopravvivere la specie.

E come abbiamo detto in precedenza, la gravidanza ha un rischio intrinseco per quanto riguarda la salute; il problema della riproduzione viene poi amplificato dall’arrivo dei cuccioli, maschietti e femminucce. E, banalmente, ci sarà il problema della sistemazione dei nuovi arrivati, con l’onore e l’onere di doverli collocare in modo accettabile; dopo i primi cuccioli, magari accolti con piacere e adeguatamente sistemati perché ci sono tutte le condizioni favorevoli, occorrerà trovare una casa per i successivi, impresa non sempre facile.

La sterilizzazione del maschio.

La sterilizzazione del maschio evita i rischi connessi con la gravidanza e con i problemi di sistemazione della progenie, o peggio degli abbandoni.

Talvolta la sterilizzazione è percepita come una privazione inaccettabile, una pratica crudele che priva l’animale della facoltà di riprodursi, perché tendiamo a umanizzare i pets pensando che la loro felicità sia legata alla vita sessuale lunga e felice!; in realtà l’animale si accoppia per l’istinto della continuazione della specie (ma in casa viene meno la necessità della selezione naturale), non per sesso o per amore, e passato il calore i due sessi non mostrano particolare interesse l’uno per l’altro. Gli animali provano sentimenti d’affetto senza bisogno di essere legati sessualmente.

Con la sterilizzazione del maschietto è possibile creare nuclei stabili.

La scelta di inserire altri maschi come compagnia caviosa, per non dover ricorrere alla sterilizzazione, non consentirebbe al porcellino di vivere una vita sociale realmente appagante, senza contare le difficoltà di inserimento che spesso si osservano tra esemplari maschi.

Per correttezza d’informazione dobbiamo puntualizzare che la sterilizzazione del maschio, pur essendo un intervento semplice e sicuro se praticato da un veterinario con esperienza, ha pur sempre un margine di rischio (pensiamo solo che per una banalissima operazione estetica noi umani dobbiamo fare una visita medica e degli esami di laboratorio).

L’acquisto e l’adozione.

Se proprio si desiderano dei cuccioli, o comunque delle cavie, e anche possibile richiederne l’adozione presso le Associazioni dove ci saranno sempre troppe cavie, tra le quali diverse gravide, in affido.

Con l’adozione (da privati o Associazioni) si esercita in qualche modo una concorrenza al canale del commercio, ma per una legge di mercato questo causa una diminuzione del valore economico degli esemplari offerti, rendendone l’acquisto più appetibile.

A volte comunque l’adozione è letteralmente impossibile (in genere per la mancanza di Associazioni sul territorio) e non c’è altra strada che l’acquisto.

Poi, talvolta si prendono cavie da persone che devono piazzare i cuccioli o risistemare gli adulti, senza contare che in certi casi l’acquisto significa salvare cavie in condizioni precarie nei negozi; e a proposito del secondo caso non possiamo che ribadire l’auspicio all’introduzione di norme atte a tutelare realmente gli animali nei negozi e negli allevamenti.

Bisogna considerare che gli allevatori sono portati a selezionare razze sempre più “adatte” a vivere in ambiente domestico e con caratteristiche gradite all’uomo; ne consegue però che gli animali di poco “pregio” vengono ad avere un valore economico talmente basso da non giustificare le spese per tutelarne salute e dignità.

Anche in presenza di Associazioni (e di cavie) si potrebbero incontrare ostacoli nel realizzare l’adozione. Nel tentativo di assicurare le migliori prospettive possibili alle cavie richieste in adozione, le Associazioni serie richiedono solitamente dei requisiti di base al potenziale adottando e impongono delle regole, tra le quali il mantenimento della proprietà dell’animale e la possibilità di effettuare verifiche sulla sistemazione; i criteri di affidamento e le regole possono talvolta scoraggiare chi desidera percorrere questa via.

Ancora, al momento dell’adozione le Associazioni usano chiedere un aiuto economico (ovviamente più alto per un maschietto sterilizzato) per contribuire alla prosecuzione della loro attività. Ecco, in tempi di crisi come gli attuali questa richiesta, unitamente a qualche incomprensione sulle regole e requisiti per l’adozione, potrebbe orientare verso l’acquisto; naturalmente la difficoltà a contribuire alle spese dell’adozione potrebbe comportare che in futuro non si sarà in grado di far fronte a spese veterinarie per curare il porcello.

E a proposito della salute dei porcellini, si sente talvolta dire: “non compro nel negozio perché potrebbero essere ammalati!” Questa è un’evenienza possibile e sicuramente l’adozione consente di ottenere esemplari già “certificati” dal veterinario, ma come abbiamo detto più sopra anche l’acquisto di animali in condizioni critiche ha una sua etica.

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