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lilith_187

Consumatori Consapevoli

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CONSUMATORI CONSAPEVOLI

Ogni anno nei laboratori europei muoiono a causa della sperimentazione più di 12 milioni di animali, di questi circa 900 mila sono in Italia.

Parte di essi sono impiegati nella ricerca e sperimentazione medica e per testare vaccini e farmaci.

A questo si devono aggiungere i test nell’industria cosmetica e chimica, che contano per il 70% del totale, dove gli animali vengono sfigurati, intossicati e ustionati da prodotti per il trucco, creme e saponi.

Se l’impiego in medicina e farmacologia può avere un significato, in assenza di alternative realmente efficaci, sotto l’approvazione di Comitati Etici volta a tutelare la dignità l’animale impiegato, lo stesso non può dirsi per la sperimentazione nell’industria cosmetica, il cui scopo è il profitto delle multinazionali.

La domanda ora da porsi è perché questo avviene?

Quando una sostanza viene immessa sul mercato, essa deve aver superato quei test di laboratorio definiti “base”, che sono, nello specifico:

1) tossicità acuta, ossia il livello di tossicità raggiunto nella somministrazione di un’unica dose alta;

2) tossicità ripetuta, dosi basse per lunghi periodi;

3) mutagenesi, la capacità della sostanza di mutare le cellule dell’organismo;

4) teratogenicità, gli effetti sul feto.

Per ogni categoria i test da effettuare sono diversi, senza contare la lunga lista di test da eseguire per i singoli ingredienti chimici che saranno poi usati per il cosmetico. Se poi il cosmetico in questione può reagire con l’organismo ed essere metabolizzato, esso deve sostenere anche i test farmacologici.

Nel 2004 è entrato finalmente in vigore il bando ai test su animali per i prodotti cosmetici finiti (Direttiva 2003/15/CE, http://eur-lex.europ...026:0035:it:PDF), perciò, ad esempio, sulla singola crema, mentre dal 2009 sono stati vietati una serie di test su animali per i singoli ingredienti utilizzati per la produzione di cosmetici.

La legge, ad oggi , impone l’uso di test alternativi là dove sia possibile, rimangono però esclusi dal divieto i test per tossicità ripetuta (compresa tossicità cronica), teratogenicità e tossicocinetica.

Riassumendo, ad oggi è vietato il test del prodotto finito e la vendita di prodotti realizzati e testati fuori dall’Europa, per i quali non esistono né adeguati controlli né leggi specifiche.

Viste queste premesse la nostra domanda è: come scegliere un prodotto eticamente sostenibile?

Alcuni prodotti non riportano alcuna indicazione che ci possa aiutare in questo senso e si deve supporre siano realizzati in assenza di tutela per gli animali.

Possiamo invece trovarne altri che riportano il simbolo del coniglietto che salta (leaping bunny) con delle stelline attorno:

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Questo simbolo sta a significare che l’azienda aderisce allo Standard “Senza crudeltà” o “Cruelty-free”; per aderire allo standard i criteri sono principalmente due:

1) non testare sugli animali il prodotto finito;

2) non testare su animali i singoli ingredienti, né commissionare i test a terzi.

Inoltre, se gli ingredienti usati derivano da sfruttamento e uccisione di animali, anche se non testati non possono comunque essere considerati cruelty-free.

Questa certificazione è resa possibile da un accordo stipulato nel 2004 tra LAV (Lega Anti Vivisezione) e ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale), quindi assieme all’immagine del coniglietto possiamo trovare la scritta: “controllato da ICEA per LAV”.

Talvolta le aziende si possono servire anche della certificazione gratuita del Comitato Vivo, questo fa si che vengano elencate tra le ditte “cruelty-free”, ma senza utilizzare il marchio.

Sulle confezioni possiamo trovare altre scritte, quali: “non testato su animali” e “non sono commissionati test su animali”.

In realtà la prima ci dice solo che il prodotto finito non è stato sperimentato su animali (senza nessuna assicurazione sulle materie prime), ma questo risulta ovvio dalla legge del 2004; la seconda è una scritta fuorviante perché di norma nessuna ditta commissiona test, ma è lo stesso produttore dell’ingrediente ad effettuarli, per legge.

A questo punto sorge il vero problema, cosa possiamo fare noi per diventare consumatori consapevoli?

Per quanto riguarda la sperimentazione in medicina e farmacologia possiamo sensibilizzare la comunità scientifica ad adottare metodi che non richiedano l’uso degli animali e, nell’attesa, di tutelare comunque la dignità degli animali-cavia evitando loro sofferenze.

Inoltre possiamo decidere di acquistare un farmaco generico al posto di quello “di marca”, il generico, utilizzando il principio attivo del farmaco già testato, non necessita di ulteriori test su animali, quindi esso viene semplicemente prodotto e immesso sul mercato con il nome del principio attivo, ma è lo stesso farmaco, con le stesse caratteristiche di quello “originale”, con la grande differenza di essere “cruelity-free”. Cito dal sito Assogenerici: “i requisiti di base per l'approvazione sono gli stessi, con l'unica differenza che i produttori di medicinali generici non devono ripetere gli studi di sicurezza ed efficacia già condotti dal produttore del medicinale originatore." Ciò vuol dire che tutti i test per la sicurezza (tossicità,mutagenesi...) non vengono ripetuti.

Dove veramente noi possiamo fare la differenza è nella scelta dei prodotti cosmetici e per igiene, sapendo che possiamo scegliere: possiamo decidere di informarci e comprare prodotti di cosmesi e detergenza aderenti allo standard “Cruelty-free”, evitando, cosi, di sovvenzionare le aziende che utilizzano gli animali come cavie, magari boicottando anche gli eventuali prodotti non cosmetici della stessa marca.

Di seguito un elenco di siti dove informarsi per trovare cosmetici e detergenti “cruelty-free” o alternative ecobio:

http://www.icea.info...cosmesi_NEW.pdf

http://www.consumoco.../VIVOfolder.pdf

http://www.truccominerale.it/

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Un grande grazie a lilith_187 per averci regalato questa scheda su un argomento così importante.

La scheda è ben documentata e penso che le conclusioni possono essere in gran parte condivise: per quanto riguarda la ricerca biomedica e farmacologica possiamo solo auspicare che nuovi metodi in vitro realmente efficaci possano sostituire la sperimentazione animale, mentre sta a noi leggere le etichette dei prodotti per la cosmesi e l'igiene e arrivare a scartare e boicottare le multinazionali che del rispetto degli animali se ne infischiano.

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è anche interessante sapere che acquistando i medicinali generici si può contribuire ad evitare ulteriori test su animali, motivo in più per acquistare generici oltre al fatto che costano anche meno ;)

grazie :)

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- Inoltre possiamo decidere di acquistare un farmaco generico al posto di quello “di marca”, il generico, utilizzando il principio attivo del farmaco già testato, non necessita di ulteriori test su animali, quindi esso viene semplicemente prodotto e immesso sul mercato con il nome del principio attivo, ma è lo stesso farmaco, con le stesse caratteristiche di quello “originale”, con la grande differenza di essere “cruelity-free”. -

Scusatemi, ma su questo mi permetto di dissentire:

Una volta posto sul mercato un farmaco vuol dire che i test si sono conclusi. I farmaci generici beneficiano, allo scadere del brevetto (20/25 anni), dei medesimi test effettuati per il farmaco originale (specialità) rendendosi, in un certo senso, complici.

E' vero, quindi che il farmaco specialità, per esistere, si è sposrcato le mani di sangue, ma senza quel sangue non potrebbero esitere nemmeno i generici. Non vedo, quindi, perchè favorirne uno piuttosto che un'altro.

Sarebbe magari più opportuno dire, "prediligo farmaci vecchi a quelli di più recente scoperta in modo da disincentivare altre sperimentazioni" ma c'è anche da dire che la chimica in 25 anni ha fatto progressi non indifferenti e quindi probabilmente i farmaci recenti sono migliori in efficacia.

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- Inoltre possiamo decidere di acquistare un farmaco generico al posto di quello “di marca”, il generico, utilizzando il principio attivo del farmaco già testato, non necessita di ulteriori test su animali, quindi esso viene semplicemente prodotto e immesso sul mercato con il nome del principio attivo, ma è lo stesso farmaco, con le stesse caratteristiche di quello “originale”, con la grande differenza di essere “cruelity-free”. -

Scusatemi, ma su questo mi permetto di dissentire:

...

Questo è un punto da discutere, al di là della citazione dell'Assogenerici.

Un pensiero analogo al tuo mi è già stato esternato privatamente e mi piacerebbe chiarirmi ancor di più le idee sull'argomento.

Intanto resta valida l'informazione sui prodotti dell'industria cosmetica e nel frattempo vediamo cosa si può fare anche a questo proposito.

Le schede sono utili anche perchè stimolano dibattito e approfondimento d'informazione.

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Bene, quetsa scheda è ottima. Qualche tempo fa su facebook.anch io ho pubblicato il sito dove erano scritte le ditte che cosmetiche che non facevano test x animali. Ho invitato le mie amiche, che a natale (dico questa festività perchè è la piu vicina) regalano spesso bagnoschiumi o prodotti cosmetici a prediligere quelli di aziende cruelty-free. Stessa cosa farò io questo Natale, basta con la sperimentazione sugli animali!

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grazie per questa interessantissima scheda!

anch'io ho qualche dubbio sulla reale cruelty free dei farmaci generici (e sul fatto che su questi ultimi esistono dei test di biodisponibilità che non so se sono condotti su animali), ma per il resto trovo le informazioni espresse molto utili :afro:

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ho provato a chiedere spiegazioni al fidanzato di un 'amica che lavora per un industria farmaceutica,mi ha detto che proverà ad informarsi accuratamente in proposito, riguardo alla citazione di Assogenerici, leggendo attentamente tutto il documento con "l'esperto", abbiamo concluso che il discorso sia, passatemi la spiegazione poco scientifica, che il farmaco è effettivamente "vecchio", prendiamo l'esempio della tachipirina (riporto le parole del ragazzo), il paracetamolo è il generico, il cui principio attivo ha già superato i test di base,perciò in teoria, non vengono rifatti, non certo per buon cuore dell'industria,ma solo per una questione di risparmi.perciò non è che si compra un prodotto "cruelity-free",nato con lo scopo sincero di esserlo,semplicemente si acquista un farmaco già testato sugli animali e sulle persone una volta immesso sul mercato, dall'azienda produttrice, il quale viene "ricopiato" dall'azienda del generico.

purtroppo il discorso di rendersi complici è vero, probabilmente il paragrafo necessitava di ulteriori spiegazioni e me ne scuso, diciamo che,si è complici dei tes fatti in precedenza,ma si dovrebbe acquistare un farmaco che non ha reso necessarie ulteriori sofferenze date dai test di base.

spero di essere stata chiara,nel frattempo cercherò di farmi dare qualche chiarimento in più!

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Ci tengo a chiarire che sicuramente non si vuole criticare il tuo lavoro. :)

Il dibattito sorge perchè tutti vorremmo sempre più informazioni su questo argomento così sensibile, che può anche indurci a modificare certi nostri comportamenti negli acquisti per favorire, sia pure indirettamente, la tutela degli animali.

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Io per ora uso l'omeopatia per i sintomi generici, peró non ne faccio l'unica cura. Ricorro ai farmaci quando ce n'è bisogno! Penso sia un buon compromesso. Riguardo alla cosmesi arrangio come posso, passando dalla cucina all'erboristeria! Qualcosa peró lo compro, lo ammetto.

Utilissima comunque questa scheda!

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non c'è di che preoccuparsi, non ho mai pensato fosse una critica, anzi,il dialogo e lo scambio di idee sono sempre utili per crescere ed imparare, soprattutto riguardo ad un argomento cosi delicato! :)

ho cercato di chiarire meglio il punto,soprattutto dopo l'incontro con il ragazzo in questione!al quale farò un'altro terzo grado il prima possibile!!!;)

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ho provato a chiedere spiegazioni al fidanzato di un 'amica che lavora per un industria farmaceutica,mi ha detto che proverà ad informarsi accuratamente in proposito, riguardo alla citazione di Assogenerici, leggendo attentamente tutto il documento con "l'esperto", abbiamo concluso che il discorso sia, passatemi la spiegazione poco scientifica, che il farmaco è effettivamente "vecchio", prendiamo l'esempio della tachipirina (riporto le parole del ragazzo), il paracetamolo è il generico, il cui principio attivo ha già superato i test di base,perciò in teoria, non vengono rifatti, non certo per buon cuore dell'industria,ma solo per una questione di risparmi.perciò non è che si compra un prodotto "cruelity-free",nato con lo scopo sincero di esserlo,semplicemente si acquista un farmaco già testato sugli animali e sulle persone una volta immesso sul mercato, dall'azienda produttrice, il quale viene "ricopiato" dall'azienda del generico.

purtroppo il discorso di rendersi complici è vero, probabilmente il paragrafo necessitava di ulteriori spiegazioni e me ne scuso, diciamo che,si è complici dei tes fatti in precedenza,ma si dovrebbe acquistare un farmaco che non ha reso necessarie ulteriori sofferenze date dai test di base.

spero di essere stata chiara,nel frattempo cercherò di farmi dare qualche chiarimento in più!

Lilith, io parto sempre a razzo a cercare il pelo nell'uovo dando per scontato il mio apprezzamento per tutto il resto e sono io che dovrei scusarmi.

La mia affermazione voleva un contributo nella approfondimento di certi argomenti.

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Lilith, io parto sempre a razzo a cercare il pelo nell'uovo dando per scontato il mio apprezzamento per tutto il resto e sono io che dovrei scusarmi.

La mia affermazione voleva un contributo nella approfondimento di certi argomenti.

assolutamente niente scuse,anzi,ribadisco, mi sono espressa male,il dialogo e l'approfondimento mi fa solo piacere!!e scambiare opinioni con persone che hanno a cuore questi argomenti e l'amore e il rispetto per gli animali,non può che essere un momento piacevole e di crescita reciproca!!!

e qualsiasi altra opinione/approfondimento è solo gradito!!!

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